Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
All’Abeliano Licia Lanera con «Cuore di cane» un piccolo capolavoro
Non fu semplice l’esistenza di Michail Bulgakov, lo scrittore sovietico che, ai tempi di Stalin, fu tra i pochi oppositori al regime ad aver salva la vita pagando comunque un caro prezzo che ne limitò la circolazione delle opere e gli vietò qualsiasi spostamento fuori dai confini nazionali. Un’opposizione per nulla blanda, d’altronde, come dimostra Cuore di cane, il romanzo scritto nel 1925 e tradotto in italiano solo nel ’67. Un’opera che, ricorrendo all’arma del grottesco, è una feroce satira del regime comunista, e delle certezze infrante della borghesia, che ruota intorno ai tentativi di manipolazione a cui può essere soggetto l’individuo qui – per sommo scherno – identificato in un animale, il simpatico cane Pallino. La povera bestia è soccorsa dal dottor Filip Preobraženskij mentre, agonizzante, sta per morire di fame e assiderato. Estasiato, Pallino trova rifugio in casa dell’uomo che in realtà vuole usarlo come cavia per i suoi esprimenti che, questa volta, avranno un risultato inatteso.
Cuore di cane è stato scelto da Licia Lanera per uno spettacolo coprodotto con il Tpe / Teatro Piemonte Europa – in scena al teatro Abeliano sino a domenica ( feriali ore 21, festivo ore 18 ) – che si pone come primo tassello di una trilogia dedicata ai grandi russi che, sotto il titolo «Guarda come nevica», raggrupperà un celebre testo teatrale, Il gabbiano di Cechov, e le Poesie di Majakovskij. Ma, a nostro avviso, la messa in scena in realtà chiude un’altra trilogia, quella che ha visto protagonista la Lanera dopo lo scioglimento di Fibre Parallele, la compagnia che costituì una grande sorpresa nel teatro italiano. Triloquesto
gia, questa, comprendente l’Orgia pasoliniana e The Black’s Tales Tour.
Con Bulgakov la Lanera opera una rivoluzione copernicana nel suo lavoro, prima fondato sul connubio arte/vita, su di una autobiografia dei sentimenti e dei desideri che trovava il terreno fertile per innervare di linfa un teatro ad alto contenuto emozionale. Cuore di
cane è il prodotto, splendidamente convincente, di un approccio al teatro come palestra di saperi, di perizia interpretativa e registica, di sapienza ed equilibrio nel gestire le componenti spettacolari al fine di lasciare spazio ad un confronto con l’altro, ad un autore, in caso, a cui urge veicolare un messaggio fortemente politico e polemico, tema peraltro mai assente del tutto nelle precedenti prove dell’artista.
Scegliendo di rimanere vincolata alla matrice letteraria del testo, la Lanera opera una drastica riduzione dello stesso, alcune parti le riscrive e si riserva un diverso finale che lascia spazio però all’ambiguità. Indossata la maschera di una decrepita eroina cechoviana, tra narrazione e interpretazione – concedendosi però la dirompente spettacolarità di un inizio mozzafiato – gioca con estremo rigore e bravura travolgente con i personaggi nei meandri dell’universo dell’autore russo rispettandone appieno l’essenza, dote fondamentale per esaltare un classico. L’ottimo esito deve condividerlo con il fondamentale apporto di Qzerty, che crea un tappeto sonoro da premio, capace di un dialogo costante con la voce dell’interprete e con le luci essenziali e meravigliose di Vincent Longuemare in grado di scolpire ed accrescere ogni singolo carattere.