Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
QUEL VUOTO PIENO SOLO DI PROMESSE
La Rossani, dismesse le storiche funzioni atletico militari, è da molti anni uno spazio vuoto ed in quanto tale rientra di diritto nel sempre vivo dibattito sugli spazi vuoti delle città e sul loro destino. (How to bring to life vacant lots, come riportare in vita gli spazi abbandonati, è il titolo di molti corsi nelle facoltà di architettura statunitensi). Ai vuoti i Pink Floyd hanno dedicato una canzone di successo: Empty Spaces (che comincia con What shall we use To fill the empty spaces, cosa potremo usare per riempire gli spazi vuoti). Uno spazio vuoto è un terreno spoglio ed abbandonato che viene visto e classificato come un “non ancora” da riempire fisicamente e funzionalmente. Non spaventa perché costituisce una insostituibile risorsa grazie alla quale la città – per definizione mai completa – può crescere. È uno spazio dove è possibile collocare funzioni e simboli nuovi. Il vuoto, però, inquieta e crea problemi perché il suo status è incerto e, paradossalmente, non c’è nulla in città più denso e pieno di significati, anche contrastanti. Il vuoto urbano può essere quindi e uno spazio su cui si concentrano le aspettative, uno spazio da coniugare al futuro. Così è stato per la Rossani che è diventata da almeno una dozzina d’anni bandiera per le amministrazioni che, ancora incerte sulla destinazione, hanno riempito i suoi grandi spazi di promesse e di microeventi, dai concerti alla partecipazione. Una funzione per uno non fa male a nessuno. Una grande promessa richiede ovviamente un grande architetto, di qui l’incarico all’archistar Fuksas che magari non miete grandi successi ma fa sempre notizia. I vuoti urbani hanno cento colori perché sono da trasformare e sono quindi inevitabilmente carichi di proposte e significati anche confliggenti, soprattutto quando su di essi si sono condensati propositi ed aspettative non sempre tra loro coerenti. È il caso del vuoto Rossani per il quale sono stati persino arruolati esperti animatori per aiutare i cittadini a decidere il che farne. Sono passati anni ma il vuoto è sempre più vuoto, utilizzato come “spazio altro” ed alternativo da gruppi giovanili. Oggi, leggiamo delle proteste degli abitanti della zona assordati da un concerto rock. Il rumore ha reso visibile il vuoto. Anzi, ha reso percepibile il vuoto dei progetti. Eppure, una sfilza di funzioni preme ai confini del vuoto Rossani. Bari manca di un terminal per autobus extraurbani e decine di questi si accalcano simultaneamente a pochi metri dal vuoto sempre vuoto. Non c’è spazio né per i mezzi né per i passeggeri. Si parla di un parco e di una biblioteca ma anche di questi non c’è traccia. Il vuoto è pieno solo di promesse.