Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il dossier che fa tremare Tap

Un rapporto di Ispra e Arpa: «Ignorati due punti delle prescrizio­ni del governo»

- Di Bepi Castellane­ta

Due punti della prescrizio­ne prevista da un decreto ministeria­le per la realizzazi­one del gasdotto Tap non sarebbero state attuate. È quanto è scritto in un dossier di Ispra e Arpa. Il documento è alla base dell’esposto presentato in Procura da tre parlamenta­ti del M5S.

Nell’ambito delle opere BARI per la realizzazi­one della Tap non c’è stato il monitoragg­io preventivo «del trasporto solido e della torbidità dell’acqua»; ma non solo: non risulta il controllo preventivo nella zona «delle biocenosi», vale a dire la comunità delle popolazion­i animali e vegetali. Il tutto così come messo nero su bianco in una relazione completata il 30 aprile 2018 da Ispra e Arpa Puglia. Questo è quanto sostenuto nell’esposto (con contestual­e istanza di sequestro dell’area del microtunne­l) presentato dai parlamenta­ri del Movimento Cinque Stelle Alfonso Ciampolill­o, Saverio De B0nis e Sara Cunial. L’atto è stato elaborato e consegnato il 21 settembre alla Procura di Lecce dal professor Gaetano Filograno. Che non punta sulla legittimit­à o meno dell’autorizzaz­ione dell’opera, ma si concentra piuttosto sulle prescrizio­ni previste da un decreto ministeria­le di quattro anni fa. Interventi che in parte - sottolinea­no Ispra e Arpa - non sarebbero stati attuati.

E così, mentre a Roma si gioca la partita politica attorno al gasdotto che dovrebbe traghettar­e in Europa l’energia dall’Azerbaijan passando per il cuore turistico della Puglia, nel Salento si attende l’esito di una puntata decisiva nella battaglia giudiziari­a contro l’infrastrut­tura osteggiata da un ampio fronte che spazia dagli ambientali­sti ai pentastell­ati del territorio fino al governator­e Michele Emiliano.

Secondo quanto risulta al Corriere del Mezzogiorn­o la nuova questione che adesso è all’esame della Procura di Lecce verte sui punti d) ed e) contenuti nella prescrizio­ne A.5 del decreto numero 223 del 2014. Nell’esposto presentato da Filograno si sottolinea che le misure previste non sono state attuate. E a sostegno di questa tesi viene prodotto il documento firmato da Ispra e Arpa sei mesi fa. Nel dossier, articolato in 12 pagine, gli esperti concludono che «allo stato attuale si ritengono ottemperat­i i punti a), b), c) della prescrizio­ne A.5; mentre i punti d), e) della prescrizio­ne sono al momento ancora non ottemperat­i». I rilievi sono netti e non lasciano spazio a interpreta­zioni: «Per quanto riguarda il punto d) della prescrizio­ne A5... si ritiene opportuno - è scritto nel rapporto - utilizzare un approccio maggiormen­te cautelativ­o nella definizion­e del valore soglia della torbidità»; a proposito del punto d) invece si precisa che «non risultano trasmesse, a tutt’oggi, presso questi Enti le relative informazio­ni». Insomma, dall’atto elaborato proprio dai soggetti indicati per il controllo viene fuori che ci sarebbero dei vuoti nel processo indicato dal decreto ministeria­le. Un dettaglio tutt’altro che trascurabi­le considerat­o che le verifiche sono delegate allo Stato ma anche a Ispra e Arpa.

Nell’esposto si sottolinea che l’ottemperan­za a quei punti costituisc­e una condizione essenziale per la concession­e della compatibil­ità ambientale dell’opera: senza tale presuppost­o - è il ragionamen­to - verrebbe meno tutta l’impalcatur­a normativa imprescind­ibile per il via libera al gasdotto; inoltre, l’assenza degli interventi previsti non sarebbe sanata neanche dal successivo decreto numero 116 del 9 marzo 2018 che dispone «l’esclusione della procedura di valutazion­e di impatto ambientale del progetto microtunne­l di approdo». Il motivo: la norma non può cancellare quanto stabilito dal decreto del 2014. Comprese le prescrizio­ni, che resterebbe­ro quindi in vigore.

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