Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Approdo Tap, Emiliano chiama Conte e Di Maio
Mentre si attende il responso del ministero dell’ambiente, Michele Emiliano lancia un nuovo appello al governo sul gasdotto Tap (di cui chiede lo spostamento dell’approdo): «Voglio confrontarmi su questo tema direttamente con Conte, Di Maio e il ministro dell’ambiente Costa». Da Roma non replicano alla richiesta di Emiliano. Il governatore, invece, replica stizzito al suo compagno di partito Carlo Calenda che sul Corriere lo aveva invitato alle dimissioni: «Un chiacchierone mai eletto».
Sono ore di vigilia per il gasdotto Tap. Il caso dell’approdo a San Foca di Melendugno, per l’ennesima volta, è sotto l’esame del ministero dell’ambiente. Ma mentre si attende il responso, Michele Emiliano, favorevole all’infrastruttura ma contrario all’approdo, lancia un appello al governo: «Voglio confrontarmi su questo tema direttamente con il premier Conte, il vice Di Maio e il ministro dell’ambiente Costa».
Si capisce a cosa alluda. Nei giorni scorsi, il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha portato a Roma un fascicolo di 40 pagine che nelle intenzioni dovrebbe portare il governo a revocare l’autorizzazione. Poche ore prima, Conte aveva incontrato i parlamentari pugliesi e i consiglieri regionali del M5S. Emiliano era rimasto fuori da ogni confronto. E di questo il governatore si duole profondamente: sia l’Arpa, sia gli uffici regionali hanno a lungo studiato la vicenda. Dunque Emiliano è sicuro di poter fornire ulteriori elementi di valutazione sul gasdotto e sull’indispensabile tratto di connessione tra San Foca e lo snodo Snam di Mesagne-Brindisi, da cui il gas partirà alla volta del Nord Europa. Emiliano, ieri, era nel capoluogo messapico. Ha tenuto a chiarire la sua richiesta di portare l’approdo nell’area industriale brindisina. «Chi vuole rovinare Melendugno – dice il governatore – gioca sulla psicologia dei brindisini, che pensano di poter evitare Tap. Non è così. Tap arriverà comunque a Brindisi-Mesagne. Quindi, meglio fare meno danno possibile e non ferire la provincia di Brindisi con un gasdotto di 50 km via terra che parte da San Foca».
Da Roma non replicano alla richiesta di Emiliano. Costa si limita ad affermare che «la procedura per Tap è chiusa, a meno che non emergano fatti nuovi che possono cambiare lo scenario». Il riferimento è ai documenti portati dal sindaco Potì. «Dal punto di vista giuridico-amministrativo - riflette Costa - il procedimento sarebbe chiuso. Ma se ci sono insorgenze nuove, che noi non possiamo immaginare, siamo pronti a vederle. Per poter riaprire la procedura devono esserci novità particolarmente evidenti, tali da dimostrare che la procedura precedente non era corretta, era illegittima se non addirittura illegale. Questa verifica ha una valenza esclusivamente tecnica; non c’è nulla di politico. Non ci può essere nulla di politico su una procedura chiusa».
Ieri, in Albania, sono partiti i lavori per la realizzazione della condotta sottomarina del gasdotto. È lunga 105 chilometri. Per il suo allestimento è prevista l’installazione di novemila tubi, il cui peso totale è di circa centomila tonnellate. Almeno dieci navi specializzate saranno impegnate per saldare le tubature a bordo e deporle sul fondale, ad una profondità di oltre 810 metri. La realizzazione è affidata all’italiana Saipem. Nel suo breve intervento, il premier albanese Edi Rama, si è augurato «siano risolti i problemi in Italia».
Le polemiche non si spengono. I 5 Stelle si sentono sotto attacco dopo le promesse in campagna elettorale e le difficoltà ad adempiere a quegli impegni. «È paradossale – dice il deputato Diego De Lorenzis – che tutte le altre forze politiche abbiano voluto, iniziato, agevolato e autorizzato questa opera. E si tenti ora di delegittimare gli unici che l’hanno contestata e ostacolata in tutte le sedi, ad ogni livello istituzionale, con una posizione granitica. In queste settimane stiamo dimostrando coerentemente il nostro massimo e immutato impegno nel tentativo di rispettare quanto sempre affermato ai cittadini italiani: siamo contrari a Tap, a prescindere dal suo approdo».
Polemiche anche in casa Pd. Emiliano, su Twitter, replica a Calenda che sul Corriere del Mezzogiorno lo aveva invitato a dimettersi. «Non so davvero chi si creda di essere questo chiacchierone mai eletto – replica Emiliano – infiltratosi dopo il 4 marzo in un partito che non era mai stato il suo e che aveva indebolito grazie alle sue scarse qualità di ministro. Io rispondo ai pugliesi e alla Costituzione».