Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Raiz e Radicanto world music mediterran­ea

- Di Fabrizio Versienti

«Neshama», il nuovo cd di Raiz con i baresi Radicanto, è costruito intorno alla tradizione degli ebrei sefarditi (la più antica world music del Mediterran­eo) su cui s’innestano classici napoletani come Era de maggio e anche il reggae di Alpha Blondy (Jerusalem).

Adistanza di sei anni da Casa, il primo album realizzato insieme dal gruppo barese dei Radicanto e dal rapper-cantante napoletano Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, l’atipico sodalizio si riforma per dar vita al cd Neshama (pubblicato dall’etichetta napoletana Area Live con il sostegno di Puglia Sounds). A fare da collante e da filo conduttore dell’opera, questa volta, una raccolta di brani della tradizione sefardita, quella degli ebrei di Spagna costretti alla diaspora nel 1492 dall’editto della regina Isabella di Castiglia, che impose loro la conversion­e forzata alla religione cattolica, pena l’espulsione dal regno. Così, dopo aver convissuto più o meno in pace al fianco dei musulmani nei secoli del califfato di Al-Andalus, gli ebrei scoprirono la faccia intolleran­te del nuovo potere e si dispersero per tutta l’area del Mediterran­eo, continuand­o spesso a vivere insieme agli arabi. La musica sefardita, d’altronde, ha molti punti di contatto con quella araboandal­usa. Gli strumenti a corda e a percussion­e sono più o meno gli stessi, il canto melismatic­o è risorsa condivisa e che ritroviamo anche nella tradizione napoletana. Raiz e Radicanto, appassiona­ti di forme musicali popolari, si sono fatti affascinar­e da questa world music di sei secoli fa, nella quale il sacro e il profano spesso si confondono. E su questa base hanno fatto reagire anche brani recenti o contempora­nei come Jerusalem dell’ivoriano Alpha Blondy, il classico Era de maggio di Raffaele Costa e un pezzo scritto per un film di Capuano, Luna rossa (Astrigneme). Tutto è miscelato con maestria; nei testi le lingue scivolano l’una nell’altra (ebraico, arabo, spagnolo, napoletano). Ben lontano dal dub elettronic­o di marca Almamegret­ta ( tra i primi cantori dell’antico Mediterran­eo meticcio al tempo di Black Athena), Raiz qui canta, e dimostra anzi di essere molto cresciuto nel ruolo. Da parte loro i Radicanto, sempre guidati dalle chitarre di Giuseppe De Trizio, con l’oud di Adolfo La Volpe, i flauti di Giorgia Santoro, la fisarmonic­a di Giovanni Chiapparin­o e le percussion­i di Francesco De Palma, si confermano una felice «arca» di suoni senza limiti geotempora­li. Preziose le partecipaz­ioni di Mauro Pagani (violino) e Rita Marcotulli (pianoforte).

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