Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’orgoglio del Canzoniere per il trionfo nel Songlines
Mauro Durante, leader del Canzoniere Grecanico: «La musica varca i confini»
«Una vittoria che ci riempie di orgoglio». Mauro Durante, leader del Canzoniere grecanico salentino, ha la voce acuta per la gioia. Sabato scorso a Londra ha ricevuto il «Songlines Music Awards 2018», l’equivalente degli Oscar nella world music, organizzati dalla rivista «Songlines». «Miglior gruppo di world music al mondo», è scritto sulla targhetta che accompagna il premio. Un successo reso ancora più importante dal fatto che mai alcun italiano ha vinto prima. «È un riconoscimento alla nostra passione, alla pizzica e al nostro amore incondizionato per questa musica», ha detto Durante.
Il Canzoniere grecanico salentino esisteva già prima delle Notti di Melpignano. Nato nel 1975, il gruppo è un punto di riferimento per la musica popolare dell’estremo lembo della Puglia. Nato da un’idea della scrittrice Rina Durante, dal 2007 il Canzoniere è guidato da Mauro Durante (tamburellista e violinista), figlio di Daniele, uno dei fondatori del gruppo. La formazione è un’«enciclopedia» della musica salentina che miscela la lingua con il ritmo serrato della pizzica e con le sonorità più delicate delle canzoni d’amore. Il gruppo salentino ha al suo attivo 19 album e concerti un po’ ovunque nel mondo.
Il vostro successo all’estero è consolidato. In Italia esiste ancora qualche pregiudizio sulla musica popolare?
«Il mondo della world music è più frequentato all’estero. Ciò non esclude le difficoltà che ci sono nel portare avanti un progetto. La musica popolare non è cool. Bisogna vincere la rigidità del mercato e sfidare la concorrenza internazionale. La mia generazione è cresciuta con la parola ‘globalizzazione’. Questo ha fatto sì che lo sbocco naturale sia stato quello di internazionalizzare la nostra piccola realtà». Come?
«Facendoci riconoscere con un suono che ci racconti in pieno. Qualcosa che parli di noi»
L’uso della lingua salentina è più una risorsa che un limite.
«La maggior parte di quello che ascoltiamo oggi è in inglese. Confesso che, pur conoscendo la lingua, spesso non capisco quello che ascolto. E non è un ostacolo. Noi parliamo la lingua della nostra terra, capace di toccare corde che raccontano qualcosa in più della parola in sé. Nei nostri concerti spesso la gente si commuove, in qualsiasi parte del mondo suoniamo. Partecipa, canta, balla».
Quannu te visciu, (quando ti vedo, in italiano), il singolo tratto da Canzoniere, il vostro ultimo disco, si appoggia su un loop tipico dell’hiphop. Potrebbe essere ballata in discoteca.
«Ci hanno detto che ci siamo venduti all’elettronica. Non è vero, non ci sono campionamenti né sintetizzatori. Solo tanti tamburelli. Abbiamo fatto qualcosa che suona “moderno” utilizzando i nostri strumenti come sappiamo fare»
Nel testo della canzone c’è una frase che ci ha colpito: ‘Chi è che ascolta quello che dicono se tutti parlano’...
«C’è troppo chiasso, stiamo dimenticando l’ascolto. Io voglio fare l’elogio della contemplazione. Una volta c’era più silenzio».
I bei tempi che furono. Eppure finora abbiamo parlato di modernità.
«Noi cantiamo il nostro tempo. Non vogliamo raccontare qualcosa che non c’è più. In fondo, un modo per esorcizzare il nostro disagio».
❞ La lingua
Parliamo la lingua della nostra terra, capace di toccare corde che raccontano più della parola in sé. Nei nostri concerti la gente si commuove, in qualsiasi parte del mondo suoniamo