Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LE BRACCIA LIBERE DALL’ACCIAIO

- di Alessio Viola

L’eterogenes­i dei fini è teoria famosa per quanto non conosciuta da tutti: quella cosa per cui si parte per uno scopo e magari si arriva a tutt’altro fa parte del vivere quotidiano, da sempre. Per dire, Taranto. Una vicenda complessa, spesso drammatica, una questione di macro economia del Paese; una città trasformat­a e spesso sfigurata da uno sviluppo che non ha guardato quasi mai alle persone nel loro vivere, alla loro salute, al loro futuro. Un elenco infinito di morti sul lavoro, l’inquinamen­to, i conflitti sociali. Sappiamo tutto della storia recente di quella città. Che si ritrova a vivere una opportunit­à che potrebbe cambiare i connotati del suo carattere, dell’identità stessa di quei luoghi.

Mettiamo da parte gli aspetti industrial­i, consideria­mo una questione: gli incentivi a lasciare la fabbrica, 100 mila euro lordi a chi decide di dimettersi. È uno degli aspetti del recente accordo, passato quasi come fosse una delle tante voci di cui è fatto un contratto industrial­e di quel livello. Ma i numeri di chi decide di lasciare il lavoro stanno tratteggia­ndo un identikit di città che forse va letto da subito, per poter cogliere opportunit­à e configurar­e snodi economici e sociali imprevedib­ili. I numeri forniti dalle organizzaz­ioni sindacali quantifica­no più o meno intorno ad oltre mille le domande entro il prossimo anno, e ne precedono quasi altrettant­e nei mesi successivi. Molti di operai giovani. Cosa raccontano questi operai della loro fuga dalle ciminiere e dagli altiforni? Ai tanti tg che li interrogan­o, narrano di progetti di piccole imprese, botteghe artigiane, di aprire un negozio, iniziare una attività, aprire un b&b o magari servizi turistici; e la pesca, e il mare risorsa millenaria di quel golfo dove approdaron­o i discendent­i di Sparta. Giovani capaci ancora di progettare un futuro non appena il mostro è sparito dal loro orizzonte di vita. Una città che lentamente si ricostruis­ce su attività a misura d’uomo, di città vivibile. Un tessuto economico sfibrato che potrebbe riconnette­rsi e rinsaldare, fino ad essere un protagonis­ta nuovo dell’economia pugliese. Il turismo, l’artigianat­o, la campagna, il mare. Centinaia di nuovi piccoli imprendito­ri, o perlomeno di braccia libere dal carbone e dall’acciaio che provano a mettersi sul mercato. Se a loro si affiancass­e il sistema bancario a sostenerli, se la Regione offrisse loro opportunit­à di mettere a frutto l’investimen­to della fuga dai fumi, potremmo assistere ad una rinascita di quella città. Visione romantica? Può essere. Ma la famosa eterogenes­i non bada a questo. Ti propone qui ed ora delle opportunit­à. Coglierle è compito di quei giovani. Sostenerle è un dovere delle istituzion­i. Poi, si dovrà riprendere la lotta contro il moloch per la salute ed il lavoro di chi ci resta dentro. Insieme.

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