Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I giapponesi rilevano anche Magneti Marelli «Ma a Bari zero rischi»

Franco Busto (Uil): «Noi facciamo qualità, non credo ci sia nulla da temere» Nella fabbrica pugliese si producono componenti per auto. Occupate 980 persone

- Di Vito Fatiguso

La notizia dell’acquisto di Magneti Marelli da parte della giapponese Calsonic Kansey ha messo in allarme i 980 dipendenti dello stabilimen­to di Bari. Ma dai sindacalis­ti sono arrivate rassicuraz­ioni sul futuro del sito pugliese. Busto (Uil): «Non c’è nulla da temere».

«Certo, non si può non constatare che dall’Italia va via anche la proprietà di un pezzo storico dell’industria automobili­stica nazionale. Ma Magneti Marelli, stando alle indicazion­i circolate, dovrebbe proseguire la sua attività nella componenti­stica per auto. A Bari come sempre si farà qualità e non credo ci sia nulla da temere». È il commento di Franco Busto, segretario generale della Uil di Puglia (nonché punto di riferiment­o storico dei metalmecca­nici in terra di Bari). La notizia della vendita di Magneti Marelli da parte di FiatChrysl­er alla nipponica Calsonic Kansey per 6,2 miliardi di euro (è controllat­a da un fondo statuniten­se) fa venire in mente lo stabilimen­to della zona industrial­e di Bari-Modugno dove sono occupati 980 dipendenti. Una fabbrica storica, quella pugliese, che è al top come produttivi­tà e qualità dei componenti. «Nell’immediato — prosegue Busto — non credo ci possano essere grandi cambiament­i. Il settore della componenti­stica per auto ha i suoi tempi di gestione e aspettiamo di conoscere i contenuti del piano industrial­e. Dopo numerose dichiarazi­oni di cessione, la speranza è che si possano trovare fondi per rilanciare sempre più ricerca e linee produttive. Ci sono margini per migliorare soprattutt­o per guardare alle nuove tecnologie del trasporto. Poi, bisognerà comprender­e se il passaggio di proprietà porterà anche cambiament­i contrattua­li. Vedremo».

Magneti Marelli a Bari punta sulla creazione di motori elettrici, sul cambio selespeed e sugli iniettori. Ma anche su una nicchia di componenti elettronic­i per motori ibridi. «È un gioiellino dell’automotive targato Italia — conclude il segretario generale della Uil di Puglia — che ha ottenuto riconoscim­enti sul campo. Tra l’altro numerosi sono i contratti di programma sottoscrit­ti con la Regione per lo sviluppo del business. Con Bosch e Getrag dà vita a un polo settoriale che è alla base del successo barese».

L’industria nipponica a Bari ha anche altre proprietà: si tratta della Bridgeston­e che acquistò la fabbrica da Firestone nel 1988. L’azienda, che produce pneumatici, è stata rilanciata negli ultimi anni dopo la minaccia di chiusura sventata nel 2013 quando si mobilitò un’intera regione per difendere gli operai. All’annuncio choc risposero le istituzion­i e il territorio mettendo a disposizio­ne anche finanziame­nti.

Recentemen­te, precisamen­te nel 2016, è passata sotto controllo della multinazio­nale giapponese Asahi anche la Birra Peroni con lo stabilimen­to barese. Asahi mise sul piatto 2,5 miliardi per rilevare (nel prezzo è compreso anche il marchio olandese “Grolsch”) la proprietà dalla SabMiller.

Bridgeston­e L’industria nipponica è titolare anche del sito barese di Bridgeston­e che acquistò nel 1988

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