Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il «sì» alla Tap dilania i 5 Stelle
Bufera e liti tra i grillini. Gli ambientalisti chiedono le dimissioni dei parlamentari
Il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera alla prosecuzione dei lavori per il gasdotto Tap. Nei documenti non ci sarebbe alcuna illegittimità che giustificherebbe il blocco. Deluso e amareggiato il sindaco di Melendugno, Marco Potì, mentre i 5 Stelle si spaccano e dal Movimento no Tap arriva l’invito a dimettersi a ministri e parlamentari grillini.
Nulla osta, per il ministero dell’Ambiente, alla prosecuzione dei lavori per la realizzazione del gasdotto Tap, che approderà a Melendugno. Nella documentazione non ci sono elementi di illegittimità, anche se, spiega il ministro Sergio Costa, l’ultima parola spetta al premier Giuseppe Conte. La decisione è arrivata ieri, ma è chiaro, dalle parole del ministro, che nella componente 5 Stelle del governo ci sia grande imbarazzo per la promessa elettorale non mantenuta. Costa, infatti, aggiunge: «La valutazione fatta dal ministero dell’Ambiente esula dal mio pensiero personale e dal mio convincimento politico se l’opera sia giusta o no. Ma nella fase attuale ogni valutazione da parte del Ministero deve essere fatta solo ed esclusivamente sulla base del principio della legittimità degli atti e non sul merito tecnico dei medesimi, in quanto non consentita dall’ordinamento». (f. m.)
«Sono deluso da un governo BARI che si trincera dietro valutazioni tecniche e non politiche. Sono anche amareggiato perché questo non è certo un governo del cambiamento». Marco Potì, sindaco di Melendugno, non nasconde la sua amarezza.
Non era certo quella la risposta che si aspettava dal ministro Sergio Costa sul gasdotto Tap. E Potì non è il solo a essere deluso. Contro la decisione del ministero dell’Ambiente si schierano con fermezza anche i senatori 5 Stelle Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial. «Sulla Tap — scrivono in una nota congiunta — il ministro Costa sbaglia ancora. La mancata ottemperanza di varie prescrizioni risulta evidente. Confidiamo quindi nel lavoro della magistratura». Insomma, una frattura insanabile all’interno del M5S che, in campagna elettorale, aveva garantito il blocco dei lavori.
«Sulle valutazioni tecniche — aggiunge Potì riferendosi alla decisione del Ministero — il mio giudizio è sospeso, anche se mi aspetto che Costa ci fornisca le sue valutazioni scritte per contestarle. Sul fronte politico, invece, dico che i governi sono nominati e i parlamenti eletti per far prevalere le decisioni politiche e non per farsi condizionare dagli aspetti tecnici. Se così non fosse, basterebbero i funzionari. Mi aspettavo che, in una situazione di incertezza e ancora sub iudice, sia per il fascicolo aperto in Procura sia per la decisione del Tar Lazio che non è ancora arrivata, il governo avesse il coraggio di sospendere il giudizio in attesa di chiarire questi aspetti».
L’umore e le aspettative del sindaco di Melendugno hanno avuto fasi alterne. Come spiega lui stesso: «Mi aspettavo questa decisione dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il premier Conte e i ministri Lezzi e Costa — dice —, mentre ero tornato ottimista dopo l’incontro successivo con i tecnici del Ministero ai quali
abbiamo consegnato il nostro dossier». Il gasdotto, dunque, si farà. Lo ha confermato il premier Conte che ha anche detto: «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, non lasciando nulla di intentato. Ora però è arrivato il momento di operare le scelte necessarie e di metterci la faccia. Prometto un’attenzione speciale
alle comunità locali perché meritano tutto il sostegno da parte del governo».
Il movimento no Tap, intanto, chiede le dimissioni dei ministri 5 Stelle ed è pronto a tornare in piazza. Domani darà vita a un sit-in davanti alla delegazione di spiaggia di San Foca della Capitaneria di porto. È da lì, infatti, che «partirà l’assistenza alle navi Tap che dovrebbero bloccare tutte le attività in mare. Facciamo sentire la nostra voce e il nostro dissenso», dicono. Dal Ministero si aspettavano risposte alle loro osservazioni che non sono arrivate. Tra queste, la presenza di praterie di Posidonia oceania e cymodocea nodosa sui fondali di San Foca, rilevata dall’Arpa nell’estate 2017, e la mancata osservanza di norme comunitarie e internazionali sul diritto al clima e il diritto alla partecipazione dei cittadini.
Marco Potì Sono deluso perché questo non è certo un governo del cambiamento Pronto a contestare le sue valutazioni