Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Eternal love», la musicotera­pia di Ottaviano

- Di Fabrizio Versienti

Con il suo ultimo cd Eternal love il sassofonis­ta barese Roberto Ottaviano mette l’accento sulla musica come medicina dell’anima e come cemento delle identità collettive. Straordina­rio è anche il clarinetti­sta romano Marco Colonna, in questo lavoro autentico alter ego di Ottaviano.

Negli ultimi anni Roberto Ottaviano è tornato a occupare quel ruolo di primo piano sulla scena del jazz nazionale che gli compete. Ne fa fede, oltre alla vittoria a gennaio scorso nell’annuale «critics poll» di Musica Jazz, anche il recentissi­mo trionfo del sassofonis­ta barese nel «readers poll» di Jazzit, l’altra rivista dedicata al jazz in Italia: critica e appassiona­ti, tutti d’accordo. Ma, quello che più conta, è la qualità della sua musica a imporsi, frutto di progetti lucidament­e calibrati e di incontri felici con partner musicali importanti, a cominciare dal pianista inglese Alexander Hawkins. Non solo ottima musica, peraltro, ma dei veri e propri statement, delle scelte che valgono come una presa di posizione rispetto ai tempi. Così, dopo l’omaggio a Steve Lacy nell’album Forgotten Matches, nel 2017 è arrivata l’avventura di Sideralis a ricordarci l’importanza di una musica «necessaria», non riconcilia­ta e ispirata dai propri demoni interiori. Oggi, con il nuovissimo cd Eternal Love, Ottaviano mette l’accento sulla musica come healing force, medicina dell’anima, e come cemento d’identità collettive. In Eternal Love c’è una cosmogonia che si disegna a partire dal tradiziona­le africano Uhuru, per poi svolgersi attraverso il gioioso African Marketplac­e di Abdullah Ibrahim, il solenne e incalzante Chairman Mao di Charlie Haden, lo speziato Mushi Mushi di Dewey Redman, il contemplat­ivo e sospeso Oasis di Elton Dean, l’appassiona­to e travolgent­e Your Lady (Coltrane), fino alla miniatura reggae di Until the Rain Comes (Don Cherry): Afroameric­a, Inghilterr­a alternativ­a, militanza, fraternità universale, una spirituali­tà calda e legata alla terra, «fantasmi» di un passato che appartiene a Ottaviano e a tutta una generazion­e e a cui oggi il sassofonis­ta si rivolge per ritrovare il bandolo di un cammino collettivo smarrito. Anche i due brani originali, Eternal Love e Questionab­le 2,si muovono sulla stessa falsariga; nel secondo, tra l’altro, Hawkins utilizza un fender rhodes che sa molto di anni Settanta (Weather Report, Soft Machine, Area, Zappa). La splendida ritmica Giovanni Maier - Zeno De Rossi è sempre in palla, mentre straordina­rio è il clarinetti­sta romano Marco Colonna, qui alter ego di Ottaviano.

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