Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Eternal love», la musicoterapia di Ottaviano
Con il suo ultimo cd Eternal love il sassofonista barese Roberto Ottaviano mette l’accento sulla musica come medicina dell’anima e come cemento delle identità collettive. Straordinario è anche il clarinettista romano Marco Colonna, in questo lavoro autentico alter ego di Ottaviano.
Negli ultimi anni Roberto Ottaviano è tornato a occupare quel ruolo di primo piano sulla scena del jazz nazionale che gli compete. Ne fa fede, oltre alla vittoria a gennaio scorso nell’annuale «critics poll» di Musica Jazz, anche il recentissimo trionfo del sassofonista barese nel «readers poll» di Jazzit, l’altra rivista dedicata al jazz in Italia: critica e appassionati, tutti d’accordo. Ma, quello che più conta, è la qualità della sua musica a imporsi, frutto di progetti lucidamente calibrati e di incontri felici con partner musicali importanti, a cominciare dal pianista inglese Alexander Hawkins. Non solo ottima musica, peraltro, ma dei veri e propri statement, delle scelte che valgono come una presa di posizione rispetto ai tempi. Così, dopo l’omaggio a Steve Lacy nell’album Forgotten Matches, nel 2017 è arrivata l’avventura di Sideralis a ricordarci l’importanza di una musica «necessaria», non riconciliata e ispirata dai propri demoni interiori. Oggi, con il nuovissimo cd Eternal Love, Ottaviano mette l’accento sulla musica come healing force, medicina dell’anima, e come cemento d’identità collettive. In Eternal Love c’è una cosmogonia che si disegna a partire dal tradizionale africano Uhuru, per poi svolgersi attraverso il gioioso African Marketplace di Abdullah Ibrahim, il solenne e incalzante Chairman Mao di Charlie Haden, lo speziato Mushi Mushi di Dewey Redman, il contemplativo e sospeso Oasis di Elton Dean, l’appassionato e travolgente Your Lady (Coltrane), fino alla miniatura reggae di Until the Rain Comes (Don Cherry): Afroamerica, Inghilterra alternativa, militanza, fraternità universale, una spiritualità calda e legata alla terra, «fantasmi» di un passato che appartiene a Ottaviano e a tutta una generazione e a cui oggi il sassofonista si rivolge per ritrovare il bandolo di un cammino collettivo smarrito. Anche i due brani originali, Eternal Love e Questionable 2,si muovono sulla stessa falsariga; nel secondo, tra l’altro, Hawkins utilizza un fender rhodes che sa molto di anni Settanta (Weather Report, Soft Machine, Area, Zappa). La splendida ritmica Giovanni Maier - Zeno De Rossi è sempre in palla, mentre straordinario è il clarinettista romano Marco Colonna, qui alter ego di Ottaviano.