Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Uno dei carnefici di Desirée nascosto nel ghetto di Foggia
Arrestato un ghanese nella baraccopoli dove vivono circa 700 persone
Si era tagliato i capelli e si nascondeva in una baracca dell’ex pista del Cara di Borgo Mezzanone dove era già stato in passato. Yusif Salia, ghanese di 32 anni, accusato di far parte del branco che ha violentato e ucciso la sedicenne Desirée Mariottini, trovata morta nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana nel quartiere di San Lorenzo a Roma è stato individuato e arrestato, ieri pomeriggio, al termine di un blitz degli agenti della squadra mobile di Foggia e di Roma.
Subito dopo il delitto gli investigatori avevano messo sotto controllo il telefono cellulare di Salia scoprendo che si stava dirigendo nel Foggiano. Inoltre gli inquirenti sospettavano che potesse aver trovato rifugio proprio tra le centinaia di baracche del ghetto a pochi metri dal Cara. Dopo alcuni servizi di appostamento i poliziotti sono riusciti ad identificare la baracca dove il ghanese si nascondeva: l’hanno circondata e dopo aver sfondato la porta d’ingresso lo hanno bloccato. L’uomo, che si era tagliato i capelli, per non essere identificato, ha fornito false generalità fingendosi un’altra persona: ma è stato identificato con precisione grazie alla comparazione del Codice Univoco di Identificazione che si basa su elementi biometrici del soggetto. Nel casolare la polizia ha sequestrato 11 chili di marijuana, 194 grammi di hashish, due buste di resina per un totale di 122 grammi, 4 dosi di metadone. Non è escluso che possa trattarsi proprio dello stesso metadone che sarebbe stato dato alla sedicenne per stordirla. Inoltre gli inquirenti hanno anche sequestrato una pistola giocattolo.
Salia è stato sottoposto a fermo di polizia, da parte della procura di Roma, per l’omicidio di Desiree e arrestato, dalla procura di Foggia, per la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il ghetto in cui è bloccato il ghanese sorge a pochissima distanza dal Cara di Borgo Mezzanone, la struttura di accoglienza che si trova ad una decina di chilometri da Foggia ma che ricade nella giurisdizione di Manfredonia. Salia dal 2012 al 2014 ha avuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla questura di Napoli e per molti mesi, in quel periodo, era stato ospite del Cara di Borgo Mezzanone. Inoltre gli inquirenti hanno evidenziato che dopo il 2014 sarebbe stato, forse anche per diverse volte, ospite proprio in una delle baracche della ex pista del centro di accoglienza. Un ghetto dove vivono braccianti africani che poi lavorano nelle campagne per la raccolta del pomodoro, delle olive, dei carciofi e di altri ortaggi. Nello stesso ghetto dove alcune settimane fa due agenti di polizia sono stati picchiati da una cinquantina di extracomunitari che volevano impedire l’arresto di un connazionale. Un ghetto dove non si può entrar e occupare una baracca senza problemi. Ecco perché non è escluso che Salia possa aver avuto dei complici che lo hanno aiutato per tentare di sfuggire alla cattura.
Più volte in Puglia
Il ghanese sarebbe stato altre volte nel ghetto vicino al Cara di Borgo Mezzanone