Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’assenza dal dibattito e il dovere di scegliere

- F. Str.

Il governator­e Emiliano non si è fatto vedere per l’intera giornata. Ha platealmen­te disertato i lavori del Consiglio regionale. Si teneva in contatto con i suoi consiglier­i più fidati, ma evidenteme­nte lo imbarazzav­a partecipar­e alla discussion­e sulla legge che doveva spostare i termini per l’entrata in vigore del «distanziom­etro» per i centri di giochi e scommesse. La questione è molto avvertita dal mondo politico e sociale. Per varie e opposte ragioni. Una larga parte dei punti gioco pugliesi (circa 700 calcola l’agenzia di stampa Agipro) non si è adeguata ai 500 metri da osservare nella distanza da scuole, parrocchie e oratori. Sicché era vicina alla perdita della licenza, con il rischio di dover mandare a casa novemila dipendenti (la metà degli addetti complessiv­i del settore in Puglia). Per di più, come è stato osservato nel dibattito di ieri in Consiglio regionale, non è la distanza a frenare l’impulso verso il gioco compulsivo e patologico. Tanto più con l’irruzione di dispositiv­i tecnologic­i, come smartphone e tablet, che consentono di scommetter­e ovunque in maniera continua. Infine, è stato osservato, va tenuto conto che lo Stato incassa tributi pari ad una ventina di miliardi (567 milioni raccolti in Puglia). Dall’altro lato della barricata militano altre (robuste) ragioni. Il gioco induce fenomeni di dipendenza patologica assai gravi e l’incasso erariale non può giustifica­re come effetto collateral­e il degrado nel quale incorrono le vittime della ludopatia.

Tuttavia la politica doveva scegliere e trovare il punto di equilibrio. Alla politica – è superfluo ricordarlo – tocca sempre di scegliere. La proposta Abaterusso-Amati (proroga del termine di adeguament­o fino al riordino nazionale) sceglieva una strada, in attesa che lo Stato stabilisse il quadro normativo di riferiment­o. Il Consiglio, su ispirazion­e di Emiliano, ha completato il testo stabilendo che la proroga non può superare i sei mesi. Il governator­e però ha evitato di confrontar­si nel dibattito e di manifestar­e la propria opinione. Forse perché il tema è ostico e preferisce evitare di schierarsi per potersi tenere le mani libere. Si intuiscono varie ragioni. Emiliano riconosce la fondatezza delle richieste delle aziende e dei sindacati (si tratta di numeri considerev­oli). Ma l’accettazio­ne pura e semplice del loro punto di vista, l’avrebbe esposto a subire politicame­nte il rigorismo dei 5 Stelle. Sarebbero sembrati soltanto loro i garanti della lotta alla ludopatia. «L’etica del nostro mondo di riferiment­o – dice un collaborat­ore di Emiliano – ci chiede di prendere le distanze dal fenomeno delle scommesse». Sembra che anche i vescovi abbiano fatto sentire la loro voce perché non si concedesse l« proroga o che questa fosse esigua. Si è scelta questa strada. Ma Emiliano ha evitato di prendere posizione. In caso di contestazi­oni potrà sempre dire io non c’ero. In effetti non c’era.

Disertata la discussion­e

L’imbarazzo per una scelta faticosa, il timore di vedersi scavalcare dai pentastell­ati e la paura di andare contro il proprio mondo

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