Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Potì prepara un’altra diffida contro la Tap
Esposto in Procura non appena Tap pianterà un palo in mare. È la promessa del sindaco di Melendugno, Marco Potì, che rilancia la protesta contro la costruzione del gasdotto. Pieno appoggio da parte del governatore Michele Emiliano che torna a proporre lo spostamento dell’approdo.
A Melendugno ci si prepara ad alzare nuove barricate. Con in testa il sindaco, Marco Potì, spalleggiato dal governatore Michele Emiliano. Ben lontano dalla rassegnazione, il fronte no Tap ha trovato nuovo vigore dopo il via libera del governo alla realizzazione del gasdotto.
«Il palancolato lo vogliono fare senza avere una concessione demaniale marittima. Ho inviato una diffida al ministro Toninelli e sono pronto, appena infilzano i pali, ad andare in Procura». Queste le parole di Potì, che ha poi aggiunto: «A San Foca, sul lungomare, la Capitaneria di porto di Otranto ha sequestrato le sedie e le fioriere a una birreria perché non avevano la concessione demaniale. Non mi si può dire che fanno una diga, due dighe, e la concessione non c’è. Le leggi italiane le rispettano sia quelli del bar che quelli dell’Azerbaijan». Il palancolato di cui parla il primo cittadino è una sorta di steccato verticale composto da pali lunghi 28 metri e infissi nel fondo marino per circa 21 metri che permetterà di separare l’area di scavo del microtunnel dall’ambiente costiero, proteggendo le praterie di Cymodocea dall’eventuale dispersione di sedimento durante le attività con la cosiddetta talpa. Ed è proprio sulla presenza della Cymodocea, una pianta acquatica protetta simile alla Posidonia, che fa leva Emiliano, anche lui, come Potì, ospite ieri sera de «Il Graffio», la trasmissione in onda su Telenorba. Il governatore ha mostrato alle telecamere alcune fotografie scattate dai sub dell’Arpa, «che ha fatto dei rilievi su mia disposizione», ha sottolineato. «Fotografie che dimostrano che il buco di Posidonia, a Melendugno, non c’è. Abbiamo fatto un piano di monitoraggio su tutta l’area e lo abbiamo trasmesso al ministro dell’Ambiente Costa. Ce n’era più che a sufficienza per interrompere l’opera e vederci più chiaro». Emiliano è poi tornato a bomba su una idea a lui molto cara, quella di «cambiare l’approdo, una cosa che non provoca alcun danno alle ditte. Non hanno messo un metro lineare di tubo in mare e non hanno fatto ancora nulla anche a Melendugno, hanno solo preparato il cantiere». L’altro approdo sarebbe Brindisi, ma Emiliano si guarda bene dal dirlo ancora dopo la sollevazione generale che c’è stata in passato nella città messapica.
La rabbia dei cittadini di Melendugno, che in questi giorni continuano a postare sui social immagini del panorama di San Foca «deturpato» dalla nave Adhemar D/Snt Venant, che dovrà occuparsi dell’analisi dei fondali, è rivolta soprattutto contro i 5 Stelle. Il Movimento, con in testa Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, era sceso in piazza accanto ai cittadini promettendo il blocco del gasdotto. Dopo aver fatto il pieno di voti (il 65% proprio a Melendugno), però, è arrivato il dietrofront. E a nulla valgono le parole del vicepresidente, e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, quando dice: «Non ho mai affermato che fosse un’opera utile. Ribadisco, invece, che si tratta di un’opera non strategica». Ribatte pronto Potì: «Non hanno avuto il coraggio di resistere alle pressioni di lobby gigantesche internazionali. Si è data troppa fretta nel liquidare questa situazione. Non si è fatto tutto quello che si poteva fare e che ancora oggi si può fare». Tap, intanto, forte del via libera, sta andando avanti con i lavori in mare come da cronoprogramma.
Il sindaco Marco Potì Questi signori vogliono fare il palancolato senza avere una concessione demaniale marittima
Michele Emiliano Lo ripeto perché sono convinto: cambiare l’approdo non provoca alcun danno alle ditte