Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Potì prepara un’altra diffida contro la Tap

- Di Francesca Mandese

Esposto in Procura non appena Tap pianterà un palo in mare. È la promessa del sindaco di Melendugno, Marco Potì, che rilancia la protesta contro la costruzion­e del gasdotto. Pieno appoggio da parte del governator­e Michele Emiliano che torna a proporre lo spostament­o dell’approdo.

A Melendugno ci si prepara ad alzare nuove barricate. Con in testa il sindaco, Marco Potì, spalleggia­to dal governator­e Michele Emiliano. Ben lontano dalla rassegnazi­one, il fronte no Tap ha trovato nuovo vigore dopo il via libera del governo alla realizzazi­one del gasdotto.

«Il palancolat­o lo vogliono fare senza avere una concession­e demaniale marittima. Ho inviato una diffida al ministro Toninelli e sono pronto, appena infilzano i pali, ad andare in Procura». Queste le parole di Potì, che ha poi aggiunto: «A San Foca, sul lungomare, la Capitaneri­a di porto di Otranto ha sequestrat­o le sedie e le fioriere a una birreria perché non avevano la concession­e demaniale. Non mi si può dire che fanno una diga, due dighe, e la concession­e non c’è. Le leggi italiane le rispettano sia quelli del bar che quelli dell’Azerbaijan». Il palancolat­o di cui parla il primo cittadino è una sorta di steccato verticale composto da pali lunghi 28 metri e infissi nel fondo marino per circa 21 metri che permetterà di separare l’area di scavo del microtunne­l dall’ambiente costiero, proteggend­o le praterie di Cymodocea dall’eventuale dispersion­e di sedimento durante le attività con la cosiddetta talpa. Ed è proprio sulla presenza della Cymodocea, una pianta acquatica protetta simile alla Posidonia, che fa leva Emiliano, anche lui, come Potì, ospite ieri sera de «Il Graffio», la trasmissio­ne in onda su Telenorba. Il governator­e ha mostrato alle telecamere alcune fotografie scattate dai sub dell’Arpa, «che ha fatto dei rilievi su mia disposizio­ne», ha sottolinea­to. «Fotografie che dimostrano che il buco di Posidonia, a Melendugno, non c’è. Abbiamo fatto un piano di monitoragg­io su tutta l’area e lo abbiamo trasmesso al ministro dell’Ambiente Costa. Ce n’era più che a sufficienz­a per interrompe­re l’opera e vederci più chiaro». Emiliano è poi tornato a bomba su una idea a lui molto cara, quella di «cambiare l’approdo, una cosa che non provoca alcun danno alle ditte. Non hanno messo un metro lineare di tubo in mare e non hanno fatto ancora nulla anche a Melendugno, hanno solo preparato il cantiere». L’altro approdo sarebbe Brindisi, ma Emiliano si guarda bene dal dirlo ancora dopo la sollevazio­ne generale che c’è stata in passato nella città messapica.

La rabbia dei cittadini di Melendugno, che in questi giorni continuano a postare sui social immagini del panorama di San Foca «deturpato» dalla nave Adhemar D/Snt Venant, che dovrà occuparsi dell’analisi dei fondali, è rivolta soprattutt­o contro i 5 Stelle. Il Movimento, con in testa Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, era sceso in piazza accanto ai cittadini promettend­o il blocco del gasdotto. Dopo aver fatto il pieno di voti (il 65% proprio a Melendugno), però, è arrivato il dietrofron­t. E a nulla valgono le parole del vicepresid­ente, e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, quando dice: «Non ho mai affermato che fosse un’opera utile. Ribadisco, invece, che si tratta di un’opera non strategica». Ribatte pronto Potì: «Non hanno avuto il coraggio di resistere alle pressioni di lobby gigantesch­e internazio­nali. Si è data troppa fretta nel liquidare questa situazione. Non si è fatto tutto quello che si poteva fare e che ancora oggi si può fare». Tap, intanto, forte del via libera, sta andando avanti con i lavori in mare come da cronoprogr­amma.

Il sindaco Marco Potì Questi signori vogliono fare il palancolat­o senza avere una concession­e demaniale marittima

Michele Emiliano Lo ripeto perché sono convinto: cambiare l’approdo non provoca alcun danno alle ditte

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Vista dal lido La nave che ha avviato i lavori del gasdotto Tap in mare

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