Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA MAFIA DEL SALTO DI QUALITÀ
Per fortuna che esiste la Direzione Distrettuale Antimafia a ricordare all’opinione pubblica, con i suoi arresti, che a Foggia c’è un problema (grosso) che si chiama criminalità organizzata di stampo mafioso. Non una criminalità di serie B, ma una mafia di rango che impone il racket sullo sfruttamento degli esseri umani. Il sistema ci è stato rivelato dai recenti arresti nel clan Moretti del capoluogo della Capitanata. Un clan egemone, importante, che si allunga fino a incrociare un altro clan di peso, quello dei Romito di Manfredonia. Tentacoli diversi che hanno iniziato a toccarsi e ad intrecciarsi grazie al business della marijuana. I Romito importano, hanno l’affaccio sul mare, quantitativi incalcolabili di erba. E la portano nell’entroterra dove c’è mercato. Usano il Gargano come centro di stoccaggio, aiutati dai loro alleati e dai loro nemici (perché anche i Li Bergolis devono approvvigionarsi di marijuana), e da lì esportano tonnellate e tonnellate. Decine di milioni di euro, somme gigantesche. Cifre che fanno impallidire il business dei rimasugli della camorra cutoliana della città.
Ed infatti siamo forse di fronte alla disfatta definitiva dei post-cutoliani, a vantaggio di questo legame consortile tra costa e capoluogo che trova la benedizione della ndrangheta, che qui vende cocaina attraverso i Prencipe, i Trisciuoglio, i Moretti, i Romito.
Ndrangheta che benedisse la distruzione della Nuova Camorra Pugliese per evitare che i campani si pigliassero la pregiatissima costa adriatica. Ndrangheta che favorisce la rinascita della Sacra Corona Unita nell’alto brindisino e della mafia barese dei Parisi e dei Capriati.
Il tessuto criminale pugliese ha fatto il salto di qualità. Si è associato alla mafia calabrese, la più scaltra e forse la più potente al mondo, per salire di livello ora che siciliani e campani contano molto meno di un tempo. Essendo la Puglia il porto naturale per l’erba albanese, l’eroina che passa dalla Turchia, le armi che vanno e vengono dall’Est
e i latitanti (terroristi compresi), non poteva essere altrimenti. Illudersi che i sistemi pugliesi siano niente rispetto agli altri, significa negare l’evidenza. Se vogliamo, il progetto in corso di realizzazione è un asse est-ovest (Puglia-Calabria) che stringe tutto il Sud e che trova motivo di collaborazione anche in Nord Europa. Un asse storico, egemonizzato dalla potente famiglia calabrese dei Piromalli e dai De Stefano di Reggio Calabria.
Dentro questo scenario si colloca l’ascesa criminale della mafia nigeriana, che si è insediata in Puglia e in Calabria da tempo. È così radicata che il quarto aguzzino di Désirée, la ragazzina di Cisterna di Latina barbaramente trucidata e uccisa a San Lorenzo, si era rifugiato nella porzione nigeriana della baraccopoli di Borgo Mezzanone. Nel suo cubicolo, in mattoni, ricavato da un bordello controllato dalla mafia nigeriana, sono stati trovati undici chili di marijuana. Da chi li ha comprati? A quali mercati erano destinati? Se li ha comprati a Foggia, è passato dalla famiglia Romito, perché un quantitativo così grande non si trova per strada. Questo presuppone l’esistenza di un’organizzazione, di un sistema, di un’intelligenza di gruppo.
Anche i nigeriani stanno facendo il salto di qualità, istruiti dalle mafie pugliesi. Ce ne siamo accorti? No, perché preferiamo andar dietro a quella retorica che racconta il teppismo, il gangsterismo, non le mafie per quello che sono: spietati sistemi per la produzione di denaro a danno dell’economia legale. I proventi dello sfruttamento della prostituzione nera, vengono reinvestiti in economia criminale in Nigeria. Lavaggio, riciclaggio, corruzione. Gli stessi dispositivi adoperati dalle mafie italiane. C’è solo da aspettarsi, a questo punto, che gli allievi superino i maestri.