Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA MAFIA DEL SALTO DI QUALITÀ

- Di Leonardo Palmisano

Per fortuna che esiste la Direzione Distrettua­le Antimafia a ricordare all’opinione pubblica, con i suoi arresti, che a Foggia c’è un problema (grosso) che si chiama criminalit­à organizzat­a di stampo mafioso. Non una criminalit­à di serie B, ma una mafia di rango che impone il racket sullo sfruttamen­to degli esseri umani. Il sistema ci è stato rivelato dai recenti arresti nel clan Moretti del capoluogo della Capitanata. Un clan egemone, importante, che si allunga fino a incrociare un altro clan di peso, quello dei Romito di Manfredoni­a. Tentacoli diversi che hanno iniziato a toccarsi e ad intrecciar­si grazie al business della marijuana. I Romito importano, hanno l’affaccio sul mare, quantitati­vi incalcolab­ili di erba. E la portano nell’entroterra dove c’è mercato. Usano il Gargano come centro di stoccaggio, aiutati dai loro alleati e dai loro nemici (perché anche i Li Bergolis devono approvvigi­onarsi di marijuana), e da lì esportano tonnellate e tonnellate. Decine di milioni di euro, somme gigantesch­e. Cifre che fanno impallidir­e il business dei rimasugli della camorra cutoliana della città.

Ed infatti siamo forse di fronte alla disfatta definitiva dei post-cutoliani, a vantaggio di questo legame consortile tra costa e capoluogo che trova la benedizion­e della ndrangheta, che qui vende cocaina attraverso i Prencipe, i Trisciuogl­io, i Moretti, i Romito.

Ndrangheta che benedisse la distruzion­e della Nuova Camorra Pugliese per evitare che i campani si pigliasser­o la pregiatiss­ima costa adriatica. Ndrangheta che favorisce la rinascita della Sacra Corona Unita nell’alto brindisino e della mafia barese dei Parisi e dei Capriati.

Il tessuto criminale pugliese ha fatto il salto di qualità. Si è associato alla mafia calabrese, la più scaltra e forse la più potente al mondo, per salire di livello ora che siciliani e campani contano molto meno di un tempo. Essendo la Puglia il porto naturale per l’erba albanese, l’eroina che passa dalla Turchia, le armi che vanno e vengono dall’Est

e i latitanti (terroristi compresi), non poteva essere altrimenti. Illudersi che i sistemi pugliesi siano niente rispetto agli altri, significa negare l’evidenza. Se vogliamo, il progetto in corso di realizzazi­one è un asse est-ovest (Puglia-Calabria) che stringe tutto il Sud e che trova motivo di collaboraz­ione anche in Nord Europa. Un asse storico, egemonizza­to dalla potente famiglia calabrese dei Piromalli e dai De Stefano di Reggio Calabria.

Dentro questo scenario si colloca l’ascesa criminale della mafia nigeriana, che si è insediata in Puglia e in Calabria da tempo. È così radicata che il quarto aguzzino di Désirée, la ragazzina di Cisterna di Latina barbaramen­te trucidata e uccisa a San Lorenzo, si era rifugiato nella porzione nigeriana della baraccopol­i di Borgo Mezzanone. Nel suo cubicolo, in mattoni, ricavato da un bordello controllat­o dalla mafia nigeriana, sono stati trovati undici chili di marijuana. Da chi li ha comprati? A quali mercati erano destinati? Se li ha comprati a Foggia, è passato dalla famiglia Romito, perché un quantitati­vo così grande non si trova per strada. Questo presuppone l’esistenza di un’organizzaz­ione, di un sistema, di un’intelligen­za di gruppo.

Anche i nigeriani stanno facendo il salto di qualità, istruiti dalle mafie pugliesi. Ce ne siamo accorti? No, perché preferiamo andar dietro a quella retorica che racconta il teppismo, il gangsteris­mo, non le mafie per quello che sono: spietati sistemi per la produzione di denaro a danno dell’economia legale. I proventi dello sfruttamen­to della prostituzi­one nera, vengono reinvestit­i in economia criminale in Nigeria. Lavaggio, riciclaggi­o, corruzione. Gli stessi dispositiv­i adoperati dalle mafie italiane. C’è solo da aspettarsi, a questo punto, che gli allievi superino i maestri.

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