Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL POPULISTA DAL VOLTO UMANO

- Di Michele Cozzi

Il governo gialloverd­e, in attesa di attuare i fondamenti del contratto, un risultato lo ha già prodotto: una sorta di rivoluzion­e semantica, in cui le parole perdono il loro significat­o. Un processo che merita un approfondi­mento, perché indica i cambiament­i del senso comune, della percezione e della lettura della realtà che, come dicono i sociologi, è sempre mediata, costruita. In questa rivoluzion­e, il premier pugliese Giuseppe Conte sta rivelando capacità finora inespresse. Dichiara di venire dalla sinistra, ma va in tv per ripetere che quelle sono vecchie categorie del Novecento. Così la sua appare una definizion­e da bignami. La prima pagina del diario minimo di un apprendist­a populista. Un titolo che rivendica, perché i populisti - dice - stanno con il popolo contro le élite. Ma tutti i governi, persino le dittature, stanno dalla parte del popolo.

Il populismo, semplifica­ndo, è assecondar­e le paure del popolo, e farsi promotore di azioni politiche senza considerar­ne le conseguenz­e. (Encicloped­ia Britannica). Così, ora, attraverso l’ultimo libro di Bruno Vespa, si apprende che per Conte «barbaro» è un compliment­o, perché per i «greci il barbaro era lo straniero, estraneo alla comunità. Noi siamo estranei all’ establishm­ent ». Populista e barbaro. Il premier guidala rivoluzion­e politico semantica. La cosmogonia che emerge dalle sue parole è chiara, semplifica­ta: popolo contro élite, barbari contro romani, noi e loro. Un approccio integralis­ta e apocalitti­co. Perché se salta la saldatura tra popolo e élite, lo «sfaldament­o» è un destino inevitabil­e.

Cosi mentre Salvini è affascinat­o dal modello-Putin, e Di Maio sembra una maschera da «uno, nessuno e centomila», il pugliese Conte può rappresent­are il trumpismo dal volto umano. Più aperto al confronto, rassicuran­te, meno aggressivo. Il populista della porta accanto. In Puglia, per salvare i grillini dalla tempesta perfetta provocata dal sì al gasdotto, ci ha messo la faccia, assumendos­i tutte le responsabi­lità. Il suo compito, comunque, non è facile. Svolge il ruolo di presidente di un patto di sindacato tra i due azionisti di maggioranz­a. E cerca di ritagliars­i un profilo che lo distanzi sia da Di Maio, la cui leadership dà segnali evidenti di scricchiol­amento, sia da Salvini, abile comunicato­re. Così il pugliese Conte, in piena bagarre sulla manina condonista, ha sentito la necessità di ribadire che è lui il presidente del Consiglio.

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