Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL POPULISTA DAL VOLTO UMANO
Il governo gialloverde, in attesa di attuare i fondamenti del contratto, un risultato lo ha già prodotto: una sorta di rivoluzione semantica, in cui le parole perdono il loro significato. Un processo che merita un approfondimento, perché indica i cambiamenti del senso comune, della percezione e della lettura della realtà che, come dicono i sociologi, è sempre mediata, costruita. In questa rivoluzione, il premier pugliese Giuseppe Conte sta rivelando capacità finora inespresse. Dichiara di venire dalla sinistra, ma va in tv per ripetere che quelle sono vecchie categorie del Novecento. Così la sua appare una definizione da bignami. La prima pagina del diario minimo di un apprendista populista. Un titolo che rivendica, perché i populisti - dice - stanno con il popolo contro le élite. Ma tutti i governi, persino le dittature, stanno dalla parte del popolo.
Il populismo, semplificando, è assecondare le paure del popolo, e farsi promotore di azioni politiche senza considerarne le conseguenze. (Enciclopedia Britannica). Così, ora, attraverso l’ultimo libro di Bruno Vespa, si apprende che per Conte «barbaro» è un complimento, perché per i «greci il barbaro era lo straniero, estraneo alla comunità. Noi siamo estranei all’ establishment ». Populista e barbaro. Il premier guidala rivoluzione politico semantica. La cosmogonia che emerge dalle sue parole è chiara, semplificata: popolo contro élite, barbari contro romani, noi e loro. Un approccio integralista e apocalittico. Perché se salta la saldatura tra popolo e élite, lo «sfaldamento» è un destino inevitabile.
Cosi mentre Salvini è affascinato dal modello-Putin, e Di Maio sembra una maschera da «uno, nessuno e centomila», il pugliese Conte può rappresentare il trumpismo dal volto umano. Più aperto al confronto, rassicurante, meno aggressivo. Il populista della porta accanto. In Puglia, per salvare i grillini dalla tempesta perfetta provocata dal sì al gasdotto, ci ha messo la faccia, assumendosi tutte le responsabilità. Il suo compito, comunque, non è facile. Svolge il ruolo di presidente di un patto di sindacato tra i due azionisti di maggioranza. E cerca di ritagliarsi un profilo che lo distanzi sia da Di Maio, la cui leadership dà segnali evidenti di scricchiolamento, sia da Salvini, abile comunicatore. Così il pugliese Conte, in piena bagarre sulla manina condonista, ha sentito la necessità di ribadire che è lui il presidente del Consiglio.