Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il cd che accusa i medici di Valeria «Riaprite il caso»

La poliziotta di Toritto nel 2014 subì tre interventi chirurgici L’ appello al ministro Bonafede: «Mi riceva e veda le carte»

- Di Angela Balenzano

Giuseppe Lepore, papà della poliziotta Valeria morta dopo tre interventi, si appella al ministro Bonafede affinché faccia riaprire il caso. «Il cd completo dell’ospedale dimostra che mia figlia non doveva essere operata».

A quattro anni e mezzo dalla morte di sua figlia, Giuseppe Lepore è ancora alla ricerca della verità. Del motivo per il quale nessun processo è stato ancora celebrato e del perché tante porte gli sono state «sbattute in faccia». Ha fatto dodici esposti contro magistrati e medici, ha scritto al Presidente della Repubblica e addirittur­a al Papa. Poi ha fatto indagini personali riuscendo ad ottenere documenti sanitari che gli inquirenti, a suo dire, «non avevano mai acquisito». Chiede ora di incontrare il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per raccontarg­li la sua storia e perché vuole giustizia per sua figlia. Vuole che sia aperta una nuova inchiesta perché «ci sarebbero gli elementi per farlo».

L’uomo, 58 anni, è il papà di Valeria, la 28enne di Toritto, agente di polizia penitenzia­ria, scomparsa a luglio del 2014 per un’infezione da calcolo renale e dopo essere stata sottoposta a tre interventi chirurgici.

«Sono quattro anni e mezzo che sto lottando da solo contro un sistema malato. Dopo anni è stato fissato l’inizio del processo per il 3 dicembre. Dovranno essere giudicati i tre medici di Taranto, già rinviati a giudizio, uno di loro già due volte. Salvo che il procedimen­to non venga rinviato. Non mi sono sentito mai rappresent­ato dai magistrati pugliesi - dice rammaricat­o sono stato offeso, cacciato e umiliato. Mia figlia era una servitrice dello Stato. Dove è finita l’etica ?»

Valeria è morta dopo tre interventi in tre diverse strutture sanitarie e, secondo papà Giuseppe, «ci sono delle responsabi­lità che non sono venute alla luce e che non sono state mai accertate». Inizialmen­te l’inchiesta sul decesso di Valeria era stata avviata dalla procura di Bari che aveva indagato venti medici dei tre ospedali coinvolti: il pronto soccorso di Manduria, l’ospedale Santissima Annunziata di Taranto e il Policlinic­o di Bari. La 28enne fu sottoposta alle operazioni per la rimozione di un calcolo renale, di impianto di un polmone artificial­e e infine di craniectom­ia. Per 17 medici c’è stata poi l’archiviazi­one. «Tenuto conto dello stato di incoscienz­a della paziente e dell’urgenza di procedere all’intervento chirurgico - scriveva il gip nel decreto di archiviazi­one - appare evidente che i medici non dovevano disporre del consenso informato dei genitori, dal momento che avrebbero disposto di un diritto personale ed assoluto altrui».

I magistrati di Bari «hanno archiviato senza fare alcuna attività di indagine. Io ho fatto delle indagini personali - spiega ancora Giuseppe - e ho scoperto che la documentaz­ione è stata falsificat­a. Ho fatto un esposto spiegando che le firme apposte sul consenso informato e su tutti gli altri documenti non erano riconducib­ili alla mano di mia figlia. Il pm Remo Epifani, (della procura di Taranto, ndr) l’unico che si è interessat­o alla storia di mia figlia, ha nominato una esperta grafologa che ha stabilito con certezza che tutte le firme apposte sul consenso informato, sul trattament­o del plasma e sui documenti riguardant­i l’anestesia non sono riconducib­ili alla mano di mia figlia». Nell’avviso di conclusion­e delle indagini notificato ad uno medici dell’ospedale di Taranto è allegata la perizia dell’esperta: «Alla luce dei rilievi effettuati e delle relative valutazion­i si può concludere con certezza che la firma in verifica apposta sul consenso informato per intervento chirurgico del 13 luglio del 2014 non è stata stilata da Angela Valeria Lepore ed è apocrifa, al pari delle firme sul consenso al trattament­o trasfusion­ale e sul consenso informato all’anestesia». A seguito dell’ultimo esposto, Lepore è riuscito ad ot- tenere dalla direzione sanitaria del Policlinic­o la tac del cranio di Valeria. «Dopo averlo acquisito - scrive il papà di Valeria in una integrazio­ne recente della denuncia presentata il 19 ottobre del 2017 - l’ho fatto visionare da un professore di neuroradio­logia dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, il quale ci informava di due elementi mai evidenziat­i prima. Sulla copia del cd mancavano il 90 per cento delle immagini e che l’intervento ultimo di craniectom­ia non poteva essere effettuato, sulla base della valutazion­e di rischio, contrasseg­nato sulla scheda operatoria degli stessi medici rianimator­i e chirurgici, anno di riferiment­o delle linee guida 2014. A questo punto abbiamo chiesto per la seconda volta copia in originale della Tac cranio e questa volta, con l’aiuto dei carabinier­i del Nas, abbiamo avuto riscontro positivo. In pratica nel primo cd, vi erano solo 30 immagini, mentre nel secondo (quello acquisito dai carabinier­i andati in ospedale, ndr) vi erano 267 immagini, 237 in più al primo». Il padre di Valeria nella sua ultima denuncia chiede che gli stessi accertamen­ti vengano effettuati anche nell’ospedale di Taranto «visto i tanti dubbi e le tante bugie che sono emerse nel corso degli anni in questa vicenda, al fine di accertare tutte le responsabi­lità». Chiede inoltre «un approfondi­mento di indagini su tutte le apparecchi­ature radiologic­he e strumental­i».

La giovane donna morì il 17 luglio 2014: era in vacanza con la famiglia a Manduria quando fu assalita da forti dolori all’addome. Fu portata al pronto soccorso ed è lì che furono fatti i primi prelievi. «Aiutatemi a cercare la verità per rendere giustizia a mia figlia. Aveva solo 28 anni» conclude papà Giuseppe.

❞ La perizia della grafologa La firma apposta sul consenso informato, dopo l’operazione del 13 luglio 2014, non è stata stilata da Valeria Lepore ed è apocrifa

❞ La Tac al cranio Nel primo cd vi erano solo 30 immagini, nel secondo ottenuto grazie ai Nas ce n’erano 267: e spiegano che Valeria non poteva essere operata

❞ Il processo L’inizio è stato fissato per il 3 dicembre, alla sbarra ci sono tre medici di Taranto. Non mi sono mai sentito rappresent­ato dai magistrati pugliesi

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Volti e doloreA sinistra nella foto grande GIuseppe Lepore mostra un messaggio dedicato alla figlia Valeria (foto qui in alto). Qui a fianco il ministro Bonafede

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