Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Lucrezio? Un filosofo della «crisi» antica
A Bari un ciclo di seminari e un convegno promossi dal liceo scientifico Salvemini
«Insieme al professor Giovanni Leone, che è stato mio collega e amico per tanti anni, ho fermamente creduto nella sperimentazione di un nuovo indirizzo, il liceo classico-scientifico. Sono convinta che un liceo moderno debba tenere insieme le due culture». Così la dirigente scolastica del liceo scientifico «Salvemini» di Bari, Tina Gesmundo, spiega insieme al suo vicario, il professor Alberto Maiale, le origini e il senso profondo del suo progetto: una serie di convegni monotematici dedicati ad alcuni grandi poeti e pensatori dell’antichità classica. L’anno scorso è stata la volta di «Ovidio, il mito dell’anima ribelle», l’anno prossimo toccherà a Seneca, quest’anno invece al Salvemini si parlerà di «Lucrezio poeta e fingitore».
Lo si farà per tutto il mese di novembre, prima con una serie di undici seminari pensati per gli studenti e condotti dai professori del liceo: non solo di latino, ovviamente, ma anche di filosofia, scienze, fisica, letteratura italiana, in modo da moltiplicare i punti di vista e di «attacco» alla poliedrica figura dell’autore del De Rerum Natura. Poi, il 23 e 24 novembre, nell’Auditorium del liceo (ore 10) si svolgerà il convegno vero e proprio, aperto a contributi di illustri latinisti, come Ivano Dionigi (già rettore dell’Università di Bologna) e Mario Lentano (Università di Siena), che si occuperanno rispettivamente della lezione di Lucrezio e del dialogo a distanza tra Lucrezio e Cicerone. E se a loro spetterà illuminare il Lucrezio «poeta», a due docenti dell’ateneo barese toccherà il compito di parlare del «fingitore»; definizione che è un omaggio a Pessoa (una citazione del suo celebre verso «Il poeta è un fingitore», che apre l’Autopsicografia), ma anche una definizione su misura dal latino fingere, che vuol dire creare, plasmare, comporre; opere letterarie, ma anche la stessa materia naturale, che Lucrezio osserva nelle sue mutazioni, studia nelle sue relazioni (gli atomi attratti dall’amore), manipola. In questo senso il professor Francesco Paolo De Ceglia, storico della scienza, disegnerà un percorso che va «da Lucrezio alla fisica quantistica», mentre il fisico Augusto Garuccio si occuperà dell’influenza del De Rerum Natura sulla scienza moderna. Terranno insieme i due «poli» Rita Ceglie (dell’Adi, associazione degli italianisti) nella sua relazione su «Barocco e Novecento tra inquietudine e lezione galileiana», e la dirigente Tina Gesmundo che illuminerà «L’enigma di Lucrezio» attraverso testi, contesti e tradimenti.
Il convegno è rivolto, oltre che agli studenti (anche di altri istituti di Bari e del territorio metropolitano), agli stessi docenti, per i quali varrà come corso di formazione, e anche agli «esterni». Perché l’idea di fondo è che parlare di Lucrezio oggi non sia un mero esercizio accademico: tornare a studiare l’opera dell’«enigmatico» Tito Lucrezio Caro, poeta e filosofo, serve a cercare di ridare un senso all’eredità classica a contatto con i problemi del presente, e a misurarsi con l’elaborazione di un grande artista e intellettuale di un tempo di transizione. Lucrezio vive nella fase terminale della Repubblica romana: una civiltà si va lentamente trasformando in qualcos’altro, l’Impero, che imporrà nuove forme di organizzazione sociale e politica. Possiamo guardare a lui come a un poeta e filosofo della «crisi»: praticamente, un nostro contemporaneo.