Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«No all’import» Muraglia, presidente Coldiretti: «Controlli sul prodotto estero»
«Nel 2018 il maltempo ha danneggiato le attività economiche, è pronto il bando per un milione di euro a favore delle attività Contro la Xylella necessaria una strategia condivisa con governo e Ue»
La Puglia produce oltre il 50% dell’olio extravergine italiano e ha una filiera olearia da 750 milioni di euro, che solo nei primi 6 mesi del 2018 ha visto crescere l’export del 2,1%, per un valore di 66 milioni di euro. Nel 2018, però, si è registrato anche un drastico ridimensionamento della produzione pugliese: «Si stima saranno prodotte 86,5 mila tonnellate di olio extravergine dalle 206 mila del 2017 – riferisce Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia -. Ora temiamo che questa brusca frenata faccia crescere le importazioni di olio dall’estero. Al danno si aggiungerebbe la beffa».
Come si distingue il vero extravergine made in Italy?
«Bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 7-8 euro al litro. A quel prezzo non si coprono neanche i costi di produzione. Ma bisogna sempre tenere d’occhio anche anno di produzione e scadenza. Stiamo organizzando iniziative di promozione in Puglia, in Italia e all’estero, proprio per sensibilizzare a un consumo consapevole e di qualità».
Intanto le importazioni crescono più delle esportazioni.
«Nel primo trimestre 2018 la Puglia ha importato 43,3 milioni di euro di olio extravergine da Grecia e Tunisia. Serve una stretta sui controlli perché sia accertato il pieno rispetto della legge “Salva olio italiano” (la 9 del 2013), che impone la tracciabilità in etichetta. Occorre anche accelerare il percorso del disegno di legge in cantiere nella Commissione ministeriale di studio sui reati agroalimentari. Ma un patrimonio così inestimabile va tutelato anche con il Piano Olivicolo nazionale».
Alla base della frenata della produzione di olio, il crollo del 58% della produzione di olive in Puglia.
«Nel 2017 ci furono nevicate straordinarie per la nostra regione. Ma per fortuna si concentrarono nella prima settimana di gennaio. Nel 2018, invece, ci sono state gelate continue nei mesi di febbraio e marzo, proprio nella fase fenologica di ripresa vegetativa delle piante. Gli ulivi hanno mostrato subito chiari segnali di sofferenza, con spaccatura della corteccia, disseccamento delle piante allo stadio giovanile, gemme bruciate dal gelo e caduta copiosa delle foglie. Ci siamo attivati subito per ottenere la dichiarazione di stato di calamità naturale, segnalando ulteriori aree man mano che il danno diveniva evidente, perché gli effetti di una gelata su un ulivo non sono subito verificabili, a differenza di altre colture. E ci siamo fatti promotori di un emendamento, portato poi all’approvazione del Consiglio, che prevede un milione di euro per le imprese danneggiate. Il bando per accedere alle risorse è in costruzione».
E poi c’è la Xylella.
«Contro questa emergenza nazionale va costruito un solido cordone di difesa e servono risorse per dare respiro alle imprese, e per la ricerca e i monitoraggi, che avrebbero dovuto ripartire ad agosto. Dopo il nostro pressing, è stata firmata la convenzione per assegnare 1,8 milioni di euro all’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali. Ma per procedere mancano ancora le linee guida. È vitale in questa fase una dialettica tra governo e Ue per una strategia condivisa. La zona di contenimento si è allargata a nord, le “eradicazioni chirurgiche” vanno attuate senza se e senza ma».