Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La regione ha 5 oli Dop Ma sui mercati esteri frena la competitività
Il settore contribuisce a valorizzare molte aree Ora è minacciato dal boom di sofisticazioni
«Il 2018 sarà ricordato come l’annus horribilis per l’olivicoltura pugliese, colpita dalle gelate di febbraio e marzo nelle province di Bari, Bat e Foggia, dalle grandinate dei mesi successivi, dalla Xylella e ora anche dalla straordinaria ondata di maltempo su Brindisi e Taranto». A dirlo è Coldiretti Puglia, che stima un danno pari ormai a 1,6 miliardi di euro, «perché al crollo produttivo di olive e olio si somma la perdita del patrimonio strutturale degli ulivi».
Malgrado ciò, riferisce l’organizzazione, per estensione della superficie agricola utilizzata (s.a.u.), numero di aziende interessate (molte specializzate) e volume di produzione, la Puglia resta la regione olivicola più importante del Paese. Vanta ben 5 oli Dop (Terra di Bari, Terra d’Otranto, Dauno e Collina di Brindisi e Terre Tarentine) e la sua produzione olivicola è pari a circa il 36,6% di quella nazionale e al 12% di quella mondiale. L’Italia, a sua volta, per decenni, è stata leader nel settore dell’extra vergine di oliva e punto di riferimento per il settore olivicolo-oleario a livello mondiale, per quanto negli ultimi anni i suoi primati siano insidiati da Paesi come Spagna, Grecia e Tunisia, con produzioni annuali che superano le 200 mila tonnellate, contro le 183 mila italiane (dati della Commissione europea, annata 2016-17).
La coltura dell’olivo in Puglia è diffusa su tutto il territorio, dove valorizza aree a scarsa fertilità e a conserva paesaggio e ambiente. In particolare, precisa Coldiretti, in base ai dati del 2017, gli oliveti si estendono per oltre 383 mila ettari, pari all’8% delle superfici comunitarie. La coltivazione interessa quasi 150 mila aziende (il 43% del totale) ed è la più estesa del territorio regionale (64% della s.a.u.). In totale, produce quasi un milione e 700 mila quintali di olio, di cui 600 mila nel Barese, 300 mila nel Leccese, 258 mila nel Foggiano, 180 mila nella Bat, 161 mila nel Tarantino e 160 mila nel Brindisino. Nell’ultimo decennio il comparto pugliese conferma una flessione sui mercati esteri ed è minacciato dalle sofisticazioni. Le importazioni complessive di oli di oliva (acquistati a prezzi più bassi soprattutto da Spagna, Grecia e Tunisia, per ottenere blend con oli regionali) sono cresciute più rapidamente delle esportazioni di extravergine pugliese, indirizzate invece, in gran parte, verso Usa, Giappone, Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Australia e Canada