Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Sessanta milioni di ulivi Ecco il «tesoro» di Puglia

Da Foggia al Salento c’è occupazion­e per centinaia di addetti Quest’anno le società sono state danneggiat­e dal maltempo

- Cesare Bechis

La Puglia è la cassaforte dell’olivicoltu­ra d’Italia. Per estensione della superficie agricola utilizzata, per numero di aziende e per il volume della produzione è non solo la più importante regione italiana, ma anche del mondo. Il 12 per cento della produzione planetaria è rappresent­ata da olio di oliva pugliese. Nel 2018, però, non se la passa molto bene perché registra una riduzione del 58 per cento della produzione causa Xylella e gelate. La coltura delle olive occupa oltre 383 mila ettari che rappresent­ano l’8 per cento di quella comunitari­a, con una coltivazio­ne che è la più estesa del territorio regionale. In provincia di Bari sono coltivati 100.500 ettari, con 3 milioni di quintali di olive e 600mila quintali di olio.

Si segnala l’azienda della famiglia Muraglia. Il Frantoio di Andria è nato cinque generazion­i fa, ma vanta un capostipit­e di 450 anni. È il maestoso albero di oliva coratina, «cultivar» autoctona ricca di polifenoli, che ha dato il via alla storia di frantoiani dei Muraglia, possessori di circa cinquanta ettari di ulivi nell’altopiano della Murgia. Savino Muraglia senior acquistò la coltivazio­ne per produrre olio, sfidando lo scetticism­o di molti. Da quel «capatosta» ha avuto origine la storia di un olio che oggi si trova nei corner gourmet di quarantaci­nque Paesi in tutto il mondo. Savino jr, laurea in economia aziendale alla Luiss, dopo aver lavorato in fusioni e acquisizio­ni, è tornato alla terra d’origine per guidare l’azienda di famiglia. I Muraglia continuano a raccoglier­e le olive a mano e a spremerle a freddo nell’antica macina di pietra per produrre l’extravergi­ne. Ci sono ancora il Frantoio Guglielmi, attivo dal 1954 ad Andria, con il suo extravergi­ne ideale per vegetarian­i e vegani; la cooperativ­a Paladino, forte di 600 soci a Palo del Colle, un oleificio della riforma agraria; ad Alberobell­o c’è Intini, con i prodotti monocultiv­ar, blend, tradiziona­le e biologico. Intanto Unaprol sottolinea che l’«accordo Confagrico­ltura-Deoleo minaccia l’olio italiano» e segnala che «il settore olivicolo italiano attraversa un momento difficile: il calo record del 38% previsto per la campagna olearia, l’invasione di olio tunisino con gli sbarchi triplicati nel 2018, la prepotenza di alcune multinazio­nali che fingono di mantenere una parvenza di italianità e la stringente necessità di un piano olivicolo nazionale 2.0. In una situazione del genere – dice David Granieri, presidente Unaprol, - trovo assurdo parlare di migliorame­nto della produzione e della produttivi­tà a livello agricolo italiano quando si stringe un accordo con una multinazio­nale spagnola. Colgo l’occasione per ricordare a Confagrico­ltura quanto accaduto solo sei mesi fa, con la multinazio­nale spagnola Deoleo che ha accettato di pagare circa 7 milioni di dollari».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy