Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

RICUCIRE IL NESSO CON LE IMPRESE

- Di Silvio Suppa

Il nesso fra economia e politica in Puglia appare sempre più sbiadito. Osserviamo i due versanti di questo rapporto, cominciand­o dal siderurgic­o di Taranto e dalla sua nuova proprietà. Nessuno poteva credere che per quella colossale azienda il cambio di direzione potesse significar­e una nuova aurora. Perdite mensili enormi e sfregio del territorio sarebbero una prova di esame per chiunque; invece ArcelorMit­tal ha cominciato dal lato più facile, mettendo in pre-pensioname­nto e in cassa integrazio­ne un bel po’ di operai, e puntando a produrre di più con meno lavoro e meno salario. Inoltre, la promessa di migliorare l’ambiente nemmeno prevede l’abbandono del carbone, e anzi ripiega sul vecchio sistema della polvere sotto il tappeto, cioè sotto la copertura dei parchi minerali. E la Regione, volto primario della politica? La regione si invischia nella Tap, mentre per debellare la Xylella comincia dalla richiesta di 300 milioni di euro, più o meno, senza un’idea di progetto, né fitosanita­rio, né di rilancio dell’agricoltur­a in crisi; prima i soldi, e poi si vede come usarli, se per un disegno ragionato e possibile, o se per plafoniere, scrivanie e stanze arredate da architetti di grido.

E il rapporto fra economia e politica? L’acciaieria ionica, la più grande d’Europa, al momento si regola da sola, come una qualsiasi bottega familiare, mentre le istituzion­i territoria­li sono ferme nei loro giochi elettorali. Senza nessuna suggestion­e populistic­a, non si può nascondere la profonda crisi dell’intero gruppo al governo della Puglia, che non ha pensato ieri, e tantomeno pensa oggi, a definire una linea di enfatizzaz­ione del corpo produttivo della Regione – ecco economia e politica – anche se al momento questo corpo è ferito dalle intemperie e frenato da vecchie trame di partiti e trasformis­mi. Se il locale Pd è entrato in crisi, assuma almeno la responsabi­lità di affrontare il triplice momento elettorale Europa-Bari-Regione (due anni in tutto), ascoltando le voci di fuori, le forze della democrazia e del lavoro, che stanno perdendo fiducia e contempora­neamente non vedono punti di riferiment­o innovativi.

Ecco ancora il nesso fra politica e economia, un fuoco ideale dove si può ancora alimentare una fantasia all’altezza dei tempi, una lucida capacità di reagire a un sistema di potere che non guarda più al futuro, e forse nemmeno al presente, come dimostra l’intero caso di Taranto.

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