Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
RICUCIRE IL NESSO CON LE IMPRESE
Il nesso fra economia e politica in Puglia appare sempre più sbiadito. Osserviamo i due versanti di questo rapporto, cominciando dal siderurgico di Taranto e dalla sua nuova proprietà. Nessuno poteva credere che per quella colossale azienda il cambio di direzione potesse significare una nuova aurora. Perdite mensili enormi e sfregio del territorio sarebbero una prova di esame per chiunque; invece ArcelorMittal ha cominciato dal lato più facile, mettendo in pre-pensionamento e in cassa integrazione un bel po’ di operai, e puntando a produrre di più con meno lavoro e meno salario. Inoltre, la promessa di migliorare l’ambiente nemmeno prevede l’abbandono del carbone, e anzi ripiega sul vecchio sistema della polvere sotto il tappeto, cioè sotto la copertura dei parchi minerali. E la Regione, volto primario della politica? La regione si invischia nella Tap, mentre per debellare la Xylella comincia dalla richiesta di 300 milioni di euro, più o meno, senza un’idea di progetto, né fitosanitario, né di rilancio dell’agricoltura in crisi; prima i soldi, e poi si vede come usarli, se per un disegno ragionato e possibile, o se per plafoniere, scrivanie e stanze arredate da architetti di grido.
E il rapporto fra economia e politica? L’acciaieria ionica, la più grande d’Europa, al momento si regola da sola, come una qualsiasi bottega familiare, mentre le istituzioni territoriali sono ferme nei loro giochi elettorali. Senza nessuna suggestione populistica, non si può nascondere la profonda crisi dell’intero gruppo al governo della Puglia, che non ha pensato ieri, e tantomeno pensa oggi, a definire una linea di enfatizzazione del corpo produttivo della Regione – ecco economia e politica – anche se al momento questo corpo è ferito dalle intemperie e frenato da vecchie trame di partiti e trasformismi. Se il locale Pd è entrato in crisi, assuma almeno la responsabilità di affrontare il triplice momento elettorale Europa-Bari-Regione (due anni in tutto), ascoltando le voci di fuori, le forze della democrazia e del lavoro, che stanno perdendo fiducia e contemporaneamente non vedono punti di riferimento innovativi.
Ecco ancora il nesso fra politica e economia, un fuoco ideale dove si può ancora alimentare una fantasia all’altezza dei tempi, una lucida capacità di reagire a un sistema di potere che non guarda più al futuro, e forse nemmeno al presente, come dimostra l’intero caso di Taranto.