Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La nuova mafia ricca e intelligen­te che s’intreccia con la ndrangheta

- Di Leonardo Palmisano

Da tempo, da troppo tempo i sistemi mafiosi pugliesi sono tornati ad esprimersi come sistemi di grande qualità e spessore criminale. Mafie intelligen­ti, scaltre, ricche, che hanno adoperato i proventi dello spaccio di stupefacen­ti per intessere rapporti con il più grande sistema mondiale: la ndrangheta. Tutto comprovato dagli arresti sulle scommesse illegali online.

Da quando Savino Parisi si collocò fuori dall’alleanza cutoliana, cominciand­o a gravitare nell’area ndrangheti­sta dei Piromalli, la città di Bari, il Gargano, il Salento sacrista, sono diventati un territorio interessan­te per i business calabresi. Il livello di specializz­azione acquisito, poi, dalle mafie pugliesi su tre ambiti (armi dall’Est, marijuana e scommesse) ha fatto il resto. Gli arresti di ieri sono l’amara conferma del salto di qualità avvenuto a Bari e in Puglia. Una filiera miliardari­a che dalla Puglia arriva a Catania passando, ovviamente, per la Calabria.

Ma quali sono i clan interessat­i? Quelli del sud-est, quelli che quando governano Bari la rendono crocevia di traffici imponenti: Capriati e Parisi, sugli altri. Insieme alle famiglie che storicamen­te hanno governato il business delle scommesse: i Vavalle. Si tratta di alleanze du- rature, le medesime che portarono, decenni fa, a bruciare il teatro Petruzzell­i, complice un bel pezzo del notabilato pugliese. Sono stati sequestrat­i un miliardo e mezzo di euro. Una cifra incredibil­mente alta, che racconta come, dietro il vizio della scommessa legale ed illegale, c’è una mafiosità spaventosa. La Puglia è tra le regioni più afflitte dal vizio del gioco, anche on line, nel quale sono coinvolti, come giocatori, gli adolescent­i. Il vizio favorisce le mafie, le arricchisc­e, le ingrassa a danno dell’economia legale e della libertà. Produce, ovviamente, dipendenza. È una malattia di cui approfitta­no i clan. C’è poco da fare, il salto di qualità è l’esito dell’accrescime­nto della domanda di vizio, e chi pensava che le mafie pugliesi fossero morte, ora deve ricredersi.

Dalla crisi ad oggi, scommesse, droga a basso costo e prostituzi­one di strada sono diventati business appetibili per il sistema. Sono i vizi della crisi, quelli che toccano centinaia di migliaia di pugliesi. La gestione dei vizi è in mano alle mafie. Quante volte ce lo siamo detto? Quante volte ci è stato risposto che non era così? I proventi di questo denaro vengono reinvestit­i in economia locale (turistica, agricola, della ristorazio­ne, immobiliar­e) e in proprietà e beni all’estero. Sono dentro il sistema i paradisi fiscali di sempre (Malta, la Svizzera), ma anche Paesi toccati dalla Ndrangheta (Austria, Olanda) e dalle filiere del riciclaggi­o.

Questo significa, per chi non lo avesse ancora capito, che parlare è un errore parlare in termini folklorist­ici o localistic­i dei Parisi, Capriati, Diomede, Romito, Tornese, Padovano, Rogoli, eccetera eccetera. Queste famiglie, giunte alla seconda ed alla terza generazion­e, sono potentissi­me macchine da guerra. Sono idrovore. Sono quanto di peggio la Puglia abbia potuto esprimere. Dobbiamo cominciare a dirci che se c’è un sistema economico pugliese davvero all’avanguardi­a, questo è la Mafia. Perché non siamo afflitti da mafie nascenti e rozze, ma infetti da mafie adulte, intelligen­ti, che cercano sul mercato dei cervelli i loro nuovi alleati, i loro nuovi affiliati.

Ecco, le cose stanno così e questo segnala anche la presenza di colletti bianchi, di dirigenti bancari, di imprendito­ri e profession­isti al soldo delle mafie. Persone per bene che stanno stritoland­o la Puglia in una morsa velenosa e mortale.

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