Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La nuova mafia ricca e intelligente che s’intreccia con la ndrangheta
Da tempo, da troppo tempo i sistemi mafiosi pugliesi sono tornati ad esprimersi come sistemi di grande qualità e spessore criminale. Mafie intelligenti, scaltre, ricche, che hanno adoperato i proventi dello spaccio di stupefacenti per intessere rapporti con il più grande sistema mondiale: la ndrangheta. Tutto comprovato dagli arresti sulle scommesse illegali online.
Da quando Savino Parisi si collocò fuori dall’alleanza cutoliana, cominciando a gravitare nell’area ndranghetista dei Piromalli, la città di Bari, il Gargano, il Salento sacrista, sono diventati un territorio interessante per i business calabresi. Il livello di specializzazione acquisito, poi, dalle mafie pugliesi su tre ambiti (armi dall’Est, marijuana e scommesse) ha fatto il resto. Gli arresti di ieri sono l’amara conferma del salto di qualità avvenuto a Bari e in Puglia. Una filiera miliardaria che dalla Puglia arriva a Catania passando, ovviamente, per la Calabria.
Ma quali sono i clan interessati? Quelli del sud-est, quelli che quando governano Bari la rendono crocevia di traffici imponenti: Capriati e Parisi, sugli altri. Insieme alle famiglie che storicamente hanno governato il business delle scommesse: i Vavalle. Si tratta di alleanze du- rature, le medesime che portarono, decenni fa, a bruciare il teatro Petruzzelli, complice un bel pezzo del notabilato pugliese. Sono stati sequestrati un miliardo e mezzo di euro. Una cifra incredibilmente alta, che racconta come, dietro il vizio della scommessa legale ed illegale, c’è una mafiosità spaventosa. La Puglia è tra le regioni più afflitte dal vizio del gioco, anche on line, nel quale sono coinvolti, come giocatori, gli adolescenti. Il vizio favorisce le mafie, le arricchisce, le ingrassa a danno dell’economia legale e della libertà. Produce, ovviamente, dipendenza. È una malattia di cui approfittano i clan. C’è poco da fare, il salto di qualità è l’esito dell’accrescimento della domanda di vizio, e chi pensava che le mafie pugliesi fossero morte, ora deve ricredersi.
Dalla crisi ad oggi, scommesse, droga a basso costo e prostituzione di strada sono diventati business appetibili per il sistema. Sono i vizi della crisi, quelli che toccano centinaia di migliaia di pugliesi. La gestione dei vizi è in mano alle mafie. Quante volte ce lo siamo detto? Quante volte ci è stato risposto che non era così? I proventi di questo denaro vengono reinvestiti in economia locale (turistica, agricola, della ristorazione, immobiliare) e in proprietà e beni all’estero. Sono dentro il sistema i paradisi fiscali di sempre (Malta, la Svizzera), ma anche Paesi toccati dalla Ndrangheta (Austria, Olanda) e dalle filiere del riciclaggio.
Questo significa, per chi non lo avesse ancora capito, che parlare è un errore parlare in termini folkloristici o localistici dei Parisi, Capriati, Diomede, Romito, Tornese, Padovano, Rogoli, eccetera eccetera. Queste famiglie, giunte alla seconda ed alla terza generazione, sono potentissime macchine da guerra. Sono idrovore. Sono quanto di peggio la Puglia abbia potuto esprimere. Dobbiamo cominciare a dirci che se c’è un sistema economico pugliese davvero all’avanguardia, questo è la Mafia. Perché non siamo afflitti da mafie nascenti e rozze, ma infetti da mafie adulte, intelligenti, che cercano sul mercato dei cervelli i loro nuovi alleati, i loro nuovi affiliati.
Ecco, le cose stanno così e questo segnala anche la presenza di colletti bianchi, di dirigenti bancari, di imprenditori e professionisti al soldo delle mafie. Persone per bene che stanno stritolando la Puglia in una morsa velenosa e mortale.