Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
E i carabinieri arrestano due caporali bulgari nelle campagne di Lesina
Cinque braccianti agricoli costretti a lavorare per dieci ore al giorno a tre euro a ora. Lavoratori, quattro ghanesi e un gambiano, che vivevano nello stesso casolare abbandonato occupato dai dodici braccianti africani morti nell’incidente stradale, avvenuto il 6 agosto scorso sulla statale 16. E’ l’ennesima storia di sfruttamento del lavoro scoperta a Lesina, sul Gargano, dai carabinieri del comando provinciale di Foggia e dai colleghi del Nil, il Nucleo ispettorato del lavoro. Una vicenda conclusa con l’arresto di una coppia di bulgari – marito e moglie di 46 e 32 anni – accusati di sfruttamento illegale del lavoro e la denuncia di tre imprenditori agricoli.
Le indagini hanno preso il via quando i carabinieri hanno notato un furgone, con targa bulgara e con due persone che quotidianamente da un casolare nelle campagne di Lesina, prelevava all’alba alcuni uomini di colore e li accompagnava in un’azienda agricola a Cupello, in provincia di Chieti, in Abruzzo. Per poi fare ritorno nel tardo pomeriggio. Nell’azienda i lavoratori venivano impiegati nella raccolta dell’uva, di olive o di ortaggi. Dopo alcuni giorni di pedinamento i carabinieri del Nil sono intervenuti all’interno dell’azienda agricola scoprendo che i cinque, irregolari sul territorio italiano, stavano lavorando senza alcun contratto. I braccianti, secondo quanto emerso dalle indagini, lavoravano per dieci ore al giorno, con pochissime pause. Il tutto per 3 euro a ora. Così tre persone, i titolari dell’azienda agricola, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Arrestati invece i caporali, l’uomo e la moglie bulgara sui quali sono in corso accertamenti anche per capire quale fosse il loro effettivo ruolo e se prendessero altri soldi dai braccianti. Braccianti che vivevano nello stesso casolare dove vivevano i connazionali morti nel tragico incidente stradale di agosto in cui morirono 12 braccianti: il furgone che li stava accompagnando proprio in quei ruderi, dopo aver lavorato nelle campagne, si scontrò con un camion che trasportava pomodori. Il casolare, dove vivevano anche i cinque braccianti era senza energia elettrica, senza corrente e senza servizi igienici. Vivevano – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Marco Aquilio – in condizioni indecorose anche per gli animali.
Gli arresti sono stati eseguiti nello stesso giorno in cui i carabinieri erano impegnati – con altre forze dell’ordine – anche nello sgombero di 43 famiglie rumene di etnia rom che da cinque anni avevano occupato abusivamente un edificio che si trova in via Cerignola, alla periferia di Foggia. Si tratta di 154 persone, tra cui 9 donne incinte e oltre 50 bambini che non sanno dove andare: molti di loro ieri notte hanno bivaccato fuori dall’edificio sgomberato.
Sfruttati Vivevano nei tuguri delle 12 vittime della strage di agosto