Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La difficile arte di chiedere scusa

- Di Giovanni Sasso a pagina

In un programma tv hanno mostrato ad Alessandro Di Battista il video in cui, durante un comizio a Melendugno del 2017, egli prometteva solennemen­te che il Movimento 5 Stelle, una volta al governo, avrebbe chiuso il gasdotto Tap in due settimane. Dopo aver visto il filmato, Di Battista avrebbe potuto dire: 1) Noi volevamo fermare Tap, ma purtroppo il governo precedente aveva siglato un contratto capestro segreto, pieno di salatissim­e penali, scritto in cecoslovac­co (ma con i sottotitol­i in tedesco) e l’aveva depositato in un caveau presidiato da agenti del Kgb, dunque ci siamo trovati con le mani legate; 2) noi avremmo voluto fermare Tap ma poi abbiamo scoperto che sono solo 8 chilometri di gasdotto e abbiamo pensato: «Se noi mo’ lo blocchiamo e poi gli italiani si accorgono che ce ne sono altri 32 mila disseminat­i ovunque nel resto del Paese, che si fa?»; 3) se riguardate il video al Var si vede chiarament­e che mentre pronuncio quella frase ho le dita incrociate dietro la schiena e faccio l’occhiolino; 4) non ho mai detto «in due settimane»! Ho detto: «Noi la Tap la blocchiamo in due, se rimane». Intendevo dire che l’avremmo bloccata in due, io e Beppe Grillo, se egli fosse rimasto alla guida del Movimento… 5) quello nel video è un mio sosia: quel giorno io ero a casa a prenotare le tappe dei viaggi in Sud America su Trivago. E invece no. Di Battista non ha detto nulla di tutto questo. Ha chiesto scusa ai salentini per averli illusi. E ha detto di aver meritato la gogna social per quella promessa mancata. Ebbene, se dovessi elencare i motivi per cui detesto Di Battista da un punto di vista politico, umano e comunicati­vo, non basterebbe l’intero giornale. Ma quello che ha fatto, non importa se per una scelta tattica o per un autentico moto di coscienza, è così raro e prezioso, soprattutt­o in politica, che sono costretto a fargli i miei più sinceri compliment­i. Chapeau.

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