Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’IMPIETOSO SILENZIO DI BONAFEDE
Promettere come sistema operativo, non mantenere come vizietto. Allineandosi al modo di fare dei colleghi del suo Movimento – Di Maio e la sua visita mancata a Taranto, Lezzi e il no pasaran su Tap - il ministro pentastellato Bonafede non ha dato seguito all’impegno assunto dieci giorni fa. Ovvero, prendersi carico della battaglia di Giuseppe Lepore, il papà della giovane poliziotta di Toritto morta nel 2014 dopo un allucinante pellegrinaggio fra tre ospedali pugliesi. Ricoverata a Manduria, trasferita a Taranto e portata infine al Policlinico di Bari, la povera Valeria ha perso la vita per una diagnosi e una cura probabilmente sbagliate di un banale calcolo renale. Sul caso, il prossimo 3 dicembre, inizierà a Taranto il processo nei confronti di tre medici. Il padre della ragazza, però, ha fondate ragioni per credere che venga allargato il cerchio delle responsabilità. Si è svenato per raccogliere nuove perizie, è riuscito a sradicare dagli archivi delle Asl documenti scottanti, ha chiesto – attraverso il Corriere del Mezzogiorno – che il caso fosse esteso e, così, riaperto. Il ministro della giustizia Bonafede, sensibilizzato sul tema, è sembrato prestare ascolto a quel padre accecato dalla rabbia e straziato dal dolore. Acquisizione di atti, istruzione di una pratica, verifica delle indagini. Ecco il patto sancito idealmente l’8 novembre scorso dal guardasigilli con il signor Lepore. Il quale, fino ad oggi, non ha ricevuto dal ministero nessuna telefonata e nemmeno una mail. Un’omissione umanamente imperdonabile. Rimediabile solo con un intervento serio e immediato dello stesso Bonafede.