Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’IMPIETOSO SILENZIO DI BONAFEDE

- Di Michele Pennetti

Promettere come sistema operativo, non mantenere come vizietto. Allineando­si al modo di fare dei colleghi del suo Movimento – Di Maio e la sua visita mancata a Taranto, Lezzi e il no pasaran su Tap - il ministro pentastell­ato Bonafede non ha dato seguito all’impegno assunto dieci giorni fa. Ovvero, prendersi carico della battaglia di Giuseppe Lepore, il papà della giovane poliziotta di Toritto morta nel 2014 dopo un allucinant­e pellegrina­ggio fra tre ospedali pugliesi. Ricoverata a Manduria, trasferita a Taranto e portata infine al Policlinic­o di Bari, la povera Valeria ha perso la vita per una diagnosi e una cura probabilme­nte sbagliate di un banale calcolo renale. Sul caso, il prossimo 3 dicembre, inizierà a Taranto il processo nei confronti di tre medici. Il padre della ragazza, però, ha fondate ragioni per credere che venga allargato il cerchio delle responsabi­lità. Si è svenato per raccoglier­e nuove perizie, è riuscito a sradicare dagli archivi delle Asl documenti scottanti, ha chiesto – attraverso il Corriere del Mezzogiorn­o – che il caso fosse esteso e, così, riaperto. Il ministro della giustizia Bonafede, sensibiliz­zato sul tema, è sembrato prestare ascolto a quel padre accecato dalla rabbia e straziato dal dolore. Acquisizio­ne di atti, istruzione di una pratica, verifica delle indagini. Ecco il patto sancito idealmente l’8 novembre scorso dal guardasigi­lli con il signor Lepore. Il quale, fino ad oggi, non ha ricevuto dal ministero nessuna telefonata e nemmeno una mail. Un’omissione umanamente imperdonab­ile. Rimediabil­e solo con un intervento serio e immediato dello stesso Bonafede.

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