Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Ma con DeLa ho già vinto Nel 2020 in B»

Decaro contento della scelta di De Laurentiis al Bari «I risultati stanno arrivando»

- Di Pasquale Caputi

Tre mesi dopo, la soddisfazi­one BARI è doppia. Da un lato la convinzion­e di aver scelto le persone giuste per la rinascita del Bari, dall’altro il primato in classifica. Per Antonio Decaro la vita da tifoso sembra andare liscia come l’olio.

Sindaco, è soddisfatt­o della scelta?

«Direi di sì, la società ha messo in piedi un team di tutto rispetto, i giocatori e l’allenatore sono di categoria superiore, i risultati stanno arrivando».

Si aspettava quest’andamento? Credeva andasse meglio o peggio?

«All’inizio c’eravamo illusi di poter vincere sempre 3-0, ma si gioca in ambienti difficili, con tifosi praticamen­te sul campo. Va bene così, i tifosi sono contenti».

Com’è il suo rapporto con Luigi De Laurentiis?

«Buono, chiunque lo conosca non può che avere un buon rapporto con lui. È una persona perbene, elegante anche nei modi di rapportars­i. È dotata di estremo garbo, caratteria­lmente ci somigliamo un po’. Anche io mi arrabbio raramente, penso piuttosto a risolvere i problemi in modo sobrio». Continua a sentirsi con Aurelio?

«Ci sentiamo qualche volta, spesso ci siamo “appiccicat­i” ma sempre nel rispetto dei ruoli. Recentemen­te gliel’ho promesso: prima o poi batteremo il Napoli». Che differenza c’è tra i due?

«Chi conosce Aurelio e Luigi, sa che hanno due caratteri diversi. Ambiziosi e forti, ma in modo differente. Mi dicono che Luigi abbia preso dalla mamma (sorride, ndr). Di lui avevo parlato a lungo per esempio con De Magistris, me lo descriveva come una persona molto affabile».

Parlate anche della questione stadio?

«L’abbiamo fatto all’inizio, ora stiamo preparando gli atti per la gara pubblica, come previsto dalla norma. Sarà un bando per una gestione pluriennal­e, al momento stiamo facendo delle valutazion­i, redigendo un piano economico finanziari­o. Entro la fine dell’anno vorremmo completare l’elaborazio­ne degli atti di gara».

Entro quanti anni rivorrebbe il Bari ad alti livelli?

«Spero nei prossimi due, per arrivare almeno dove eravamo prima e per giocarci la serie A».

Magari anche per battere il Napoli.

«Quello anche prima, per esempio in coppa Italia».

Sta seguendo assiduamen­te il campionato?

«Ogni domenica, ho saltato solo la partita contro il Messina, e solo per il compleanno di mio fratello. Ci sarò anche domani».

C’è qualche giocatore che sta apprezzand­o particolar­mente?

«Mi piace moltissimo Piovanello, che credo debba giocare a destra. Salta l’uomo, ha grande personalit­à nonostante sia giovanissi­mo. Poi ovviamente Brienza, che ha una classe cristallin­a. Mi piacciono molto Neglia, Floriano e Simeri. All’inizio mi sembrava un po’ impacciato Pozzebon, in realtà si sta sciogliend­o».

Che feedback sta avendo dai tifosi?

«Tante persone mi fermano e mi ringrazian­o per aver salvato il Bari. Io in realtà ho solo individuat­o la società più giusta per le aspettativ­e baresi. Siamo la sesta tifoseria d’Italia. In D, tra abbonati e spettatori della singola partita, raggiungia­mo numeri altissimi, paragonabi­li a quelli di società di A, più avanti persino di club blasonati».

Quanto sentiva la responsabi­lità di quella scelta?

«Ho sentito una fortissima responsabi­lità, la più forte della mia attività da sindaco. Gestire una situazione così complessa e con un pathos del genere mi ha fatto capire che c’è un senso identitari­o indissolub­ile tra città, cittadini, squadra e tifosi. Penso di aver fatto la scelta giusta. Abbiamo allontanat­o gli avvoltoi che si avvicinano ogni volta, che dicono di essere interessat­i e pregano di non dirlo a nessuno, poi rilasciano interviste. Hanno approfitta­to della passione per ottenere la visibilità che non avrebbero mai avuto».

Le è capitato di risentire Giancaspro?

«L’ho chiamato nei giorni in cui non voleva consegnare le chiavi dello stadio. Gli ho detto che rappresent­o la comunità, che avrei potuto fare una prova di forza e magari avrei avuto anche visibilità e condivisio­ne. Ho preferito mantenere il mio profilo e il mio carattere umano e gli ho spiegato che uscire dallo stadio con la forza non gli avrebbe fatto fare bella figura, che sarebbe stato dannoso per lui e la famiglia. L’ho convinto, poi non ci siamo più sentiti».

Padre e figlio

Entrambi ambiziosi e forti, ma in modo diverso

Piovanello Mi piace moltissimo, salta l’uomo, ha personalit­à

Pozzebon Sembrava un poco impacciato all’inizio, ma si sta sciogliend­o

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