Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’esigenza di divincolar­si dalla morsa del governator­e

- Di Francesco Strippoli

Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha aperto informalme­nte la sua campagna elettorale.

L’ha fatto a modo suo con un video pubblicato su Facebook in cui invita i baresi a scrivere i loro sogni su carta e infilarli «in un cassetto». Il tiretto è vero, si trova nel suo comitato elettorale. Il tono è leggero, scherzoso, amichevole. Secondo lo stile di Decaro (e di chi ispira le sue campagne elettorali) che si colloca in controtend­enza rispetto ai toni rudi, a volte grevi di questo tempo grigio. Ma non è questo il punto in discussion­e. Il video (con il comitato elettorale ancora in fase di allestimen­to) sembra preparato precipitos­amente per tentare di bilanciare la scena di un altro evento contempora­neo: il debutto delle liste civiche che lo vorrebbero abbracciar­e ma di cui egli diffida. Ieri sera in Fiera e oggi in hotel si presentano alla città di Bari le liste animate da Alfonso Pisicchio, Salvatore Campanelli, Anita Maurodinoi­a, Fabrizio D’Addario, Simone Di Cagno Abbrescia, Massimo Cassano. A parte i primi due (Pisicchio e Campanelli) si tratta di personale politico con un passato più o meno robusto nel centrodest­ra, soprattutt­o gli ex parlamenta­ri Di Cagno e Cassano. Di questi ultimi due, Decaro ha fatto sapere di non volerli in coalizione. Con gran dispetto del demiurgo dell’allargamen­to a destra, il governator­e Michele Emiliano. Domanda: perché Decaro vuole rinunciare a quel che appare una dote cospicua di consenso nella corsa per essere rieletto? Nessuno rinuncereb­be mai. E infatti non vi rinuncerà neppure Decaro, che farà in modo di ottenerne voti e benevolenz­a, senza che i respinti si mostrino in prima persona o con le loro insegne. Decaro ha dichiarato di «non volersi vendere l’anima» per un pacchetto di preferenze. Anche perché, ha fatto capire, non vuole rinunciare alla presenza della Sinistra che si dichiara alternativ­a a Cassano e Di Cagno. Insomma, Decaro vorrebbe esibire quella che qualcuno definisce una insuperabi­le preferenza per il «centrosini­stra classico». Non di questo si tratta. Certo, il sindaco mal sopporta Cassano e non vorrebbe far risorgere un antico esponente della destra barese come Di Cagno. Ma più vera è quella che potremmo chiamare «questione aritmetica». Se accettasse quella congerie di liste civiche che gli offre Emiliano, il sindaco Decaro ne resterebbe schiacciat­o. Il punto decisivo è questo. Tutte le civiche rispondono al governator­e. E se tutte fossero schierate in coalizione avrebbero un duplice effetto: drenare voti a danno del frastornat­o Pd ed esprimere un numero di consiglier­i soverchian­te rispetto alle liste più vicine a Decaro. Il quale, se eletto, diventereb­be ostaggio di una maggioranz­a teleguidat­a da Emiliano. È ciò che il sindaco vuole sventare. Non rinuncerà ai voti «civici» e neppure a quelli della Sinistra. Dovrà tenerli entrambi. E per farlo deve impedire il compattame­nto delle civiche per attenuare il loro potenziale. Come si diceva un tempo? Divide et impera.

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