Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’esigenza di divincolarsi dalla morsa del governatore
Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha aperto informalmente la sua campagna elettorale.
L’ha fatto a modo suo con un video pubblicato su Facebook in cui invita i baresi a scrivere i loro sogni su carta e infilarli «in un cassetto». Il tiretto è vero, si trova nel suo comitato elettorale. Il tono è leggero, scherzoso, amichevole. Secondo lo stile di Decaro (e di chi ispira le sue campagne elettorali) che si colloca in controtendenza rispetto ai toni rudi, a volte grevi di questo tempo grigio. Ma non è questo il punto in discussione. Il video (con il comitato elettorale ancora in fase di allestimento) sembra preparato precipitosamente per tentare di bilanciare la scena di un altro evento contemporaneo: il debutto delle liste civiche che lo vorrebbero abbracciare ma di cui egli diffida. Ieri sera in Fiera e oggi in hotel si presentano alla città di Bari le liste animate da Alfonso Pisicchio, Salvatore Campanelli, Anita Maurodinoia, Fabrizio D’Addario, Simone Di Cagno Abbrescia, Massimo Cassano. A parte i primi due (Pisicchio e Campanelli) si tratta di personale politico con un passato più o meno robusto nel centrodestra, soprattutto gli ex parlamentari Di Cagno e Cassano. Di questi ultimi due, Decaro ha fatto sapere di non volerli in coalizione. Con gran dispetto del demiurgo dell’allargamento a destra, il governatore Michele Emiliano. Domanda: perché Decaro vuole rinunciare a quel che appare una dote cospicua di consenso nella corsa per essere rieletto? Nessuno rinuncerebbe mai. E infatti non vi rinuncerà neppure Decaro, che farà in modo di ottenerne voti e benevolenza, senza che i respinti si mostrino in prima persona o con le loro insegne. Decaro ha dichiarato di «non volersi vendere l’anima» per un pacchetto di preferenze. Anche perché, ha fatto capire, non vuole rinunciare alla presenza della Sinistra che si dichiara alternativa a Cassano e Di Cagno. Insomma, Decaro vorrebbe esibire quella che qualcuno definisce una insuperabile preferenza per il «centrosinistra classico». Non di questo si tratta. Certo, il sindaco mal sopporta Cassano e non vorrebbe far risorgere un antico esponente della destra barese come Di Cagno. Ma più vera è quella che potremmo chiamare «questione aritmetica». Se accettasse quella congerie di liste civiche che gli offre Emiliano, il sindaco Decaro ne resterebbe schiacciato. Il punto decisivo è questo. Tutte le civiche rispondono al governatore. E se tutte fossero schierate in coalizione avrebbero un duplice effetto: drenare voti a danno del frastornato Pd ed esprimere un numero di consiglieri soverchiante rispetto alle liste più vicine a Decaro. Il quale, se eletto, diventerebbe ostaggio di una maggioranza teleguidata da Emiliano. È ciò che il sindaco vuole sventare. Non rinuncerà ai voti «civici» e neppure a quelli della Sinistra. Dovrà tenerli entrambi. E per farlo deve impedire il compattamento delle civiche per attenuare il loro potenziale. Come si diceva un tempo? Divide et impera.