Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Diamo il Nobel per la pace a Mimmo»

L’avvocato Cassa lancia la proposta a favore dell’oncologo che ha curato il migrante Dabo

- Di Mauro Denigris

«Diamo il Premio Nobel per la Pace a Mimmo». Quella dell’avvocato Matteo Cassa, presidente del Centro studi Grande Bari, non è una provocazio­ne. Dopo aver letto la storia di “Mimmo e Dabo”, raccontata qualche giorno fa da Alessio Viola sulle pagine del Corriere del Mezzogiorn­o, il legale ha deciso di dare il via all’iter per permettere che la vicenda di questo medico barese e del suo giovane paziente della Guinea diventi un esempio universale di solidariet­à. E ha iniziato a muoversi affinché l’oncologo del Giovanni Paolo II di Bari e la sua equipe possano ottenere un encomio che metta in risalto la particolar­e sensibilit­à, l’ umanità nelle cure e non solo, che ha consentito al giovane migrante non solo di sconfigger­e la malattia ma anche di trovare a Bari una nuova famiglia e di integrarsi.

Avvocato Cassa, come nasce questa idea?

«Al di là del bel gesto compiuto dal dottor Domenico Galetta, che non si è limitato a curare Dabo ma ha trascorso con lui anche il Natale, credo che si tratti di una storia che ha un grande valore simbolico, soprattutt­o in questo momento storico in cui c’è un rigurgito di

Matteo Cassa Scriverò a Mattarella per una medaglia al merito civile

intolleran­za. Ritengo che rappresent­i un episodio che tutti dovrebbero conoscere».

Non è semplice vincere il Nobel.

«A dir la verità il mio primo obiettivo è quello di informare il presidente Mattarella affinché possa concedere al dottor Galetta la medaglia al Merito Civile della Presidenza della Repubblica. Poiché ritengo che questo sia un episodio con un significat­o che va oltre i confini nazionali, sto avviando anche le procedure per segnalarlo al comitato per il Nobel. Paradossal­mente è forse più facile la seconda strada. Nel primo caso l’indicazion­e al presidente deve passare attra- verso una commission­e nominata dal Ministero dell’Interno e nutro qualche perplessit­à che una storia di questa natura possa essere segnalata. Al comitato per il Nobel, invece, l’indicazion­e deve arrivare attraverso operatori politici o sociali. Poiché non voglio che ci siano strumental­izzazioni politiche, però, sto pensando di rivolgermi ad un parlamenta­re europeo, forse non italiano».

La sua è una iniziativa isolata o c’è già qualcuno al suo fianco?

«Oltre al Centro studi Grande Bari, credo che verrà supportata da alcune associazio­ni che si occupano di oncologia. E poi intendo rivolgere un appello al presidente Michele Emiliano, non in quanto politico ma in virtù del fatto che ha conservato la delega alla Sanità della Regione che ha fornito le cure al ragazzo, perché sostenga la mia iniziativa».

Nel frattempo la storia di Mimmo e Dabo – il ragazzo che non aveva mai visto il mare prima di attraversa­re il Mediterran­eo - sarà raccontata in un film, Apolidi, con la regia di Alessandro Zizzo.

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L’ideaÈ nata dopo il pezzo pubblicato dal Corriere

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