Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Una piccola, importantissima ghiandola
In caso di patologie, può condizionare seriamente la nostra vita
Nel corpo di un adulto, raggiunge il peso massimo di venti grammi. Più o meno l’equivalente di un pugno di riso, poco più di due cucchiai di olio d’oliva. Così minuscola, così determinante per il buon funzionamento dell’organismo umano: la tiroide è una ghiandola apparentemente insignificante che, se malfunzionante, può molto condizionare la vita delle persone. Dalla caratteristica forma di farfalla, o ad “H”, si trova alla base del collo e produce, normalmente, due tipologie di ormoni: il T3 e T4 e la calcitonina. I primi, agiscono sul metabolismo determinando un aumento del metabolismo basale. Di conseguenza, aumentano il consumo di ossigeno ed il catabolismo dei lipidi ed influenzano il muscolo cardiaco. Ad esempio, in caso di ipertiroidismo (produzione eccessiva di ormoni tiroidei), potranno verificarsi tachicardia e ipertensione. Il contrario accade in caso di ipotiroidismo, quindi si verifcano bradicardia e ipotensione. Durante l’accrescimento, poi, la tiroide stimola lo sviluppo del sistema nervoso. La calcitonina, invece, influenza il metabolismo del calcio, cioè la giusta quantità del calcio nel sangue, antagonizzando l’effetto del paratormone prodotto dalle paratiroidi. Il “carburante” che fa funzionare la tiroide è rappresentato dallo iodio e dal selenio. Non a caso, si dice comunemente che l’aria di mare faccia bene alla salute. «Il regista, se così possiamo dire, è l’ipofisi - spiega il dottor Marcello Bellacicca, medico radiologo, direttore sanitario del Centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi srl” a Valenzano. Il funzionamento della tiroide - aggiunge - è regolato dall’ipofisi, dove viene prodotto il TSH (ormone tireostimolante), mediante un meccanismo di feedback negativo che si regola in base al contenuto ematico degli ormoni tiroidei». Se qualcosa si inceppa, le conseguenze possono essere di vario tipo. «La patologia della tiroide - riprende il dottor Bellacicca - può essere di tipo funzionale; possiamo avere un ipertiroidismo o un ipotiroidismo a seconda che venga prodotto molto o poco ormone tiroideo, con secondarie alterazioni del metabolismo e della funzione cardiaca». Importante è anche l’influenza che possono avere gli ormoni tiroidei sulla gravidanza. Esistono alcune alterazioni congenite che possono colpire la tiroide come la “cisti del dotto tireoglosso” e le ectopie del parenchima tiroideo. Una frequente patologia della tiroide è rappresentata dalle tiroiditi con patologie croniche in genere autoimmuni.
C’è poi una vasta letteratura di tipo oncologico. Indipendentemente dalle alterazioni funzionali, si possono sviluppare tumori nel parenchima tiroideo che interessano di più il sesso femminile rispetto agli uomini e che solo nello 0,3% dei casi sono di tipo maligno. Molto più frequenti sono i casi di tumori benigni e, spesso multipli. «Negli ultimi decenni - spiega il dottor Bellacicca - la patologia nodulare della tiroide è aumentata dalle 10 alle 100 volte, soprattutto nelle aree geografiche dove si registra una grande esposizione alle radiazioni». Un esempio, infatti, è la zona di Chernobyl, in Ucraina, tristemente nota in tutto il mondo per essere stata, nel 1986, teatro del più grave disastro nucleare della storia. Importante fattore di rischio per il tumore della tiroide, dunque, è l’esposizione alle radiazioni. La diagnostica delle patologie tiroidee si sviluppa attraverso la diagnostica per immagine e le indagini di laboratorio.
«La diagnostica di laboratorio - fa notare il dottor Bellacicca - considera i valori ematici del FT3, FT4 del TSH, la tireoglobulina, gli anticorpi antitiroide della tireocalcitonina, mentre quella strumentale si serve dell’ecografia, dell’ecocolordoppler, dell’ecografia interventistica e della scintigrafia». L’esame principe è, ovviamente, l’ecografia. «L’indicazione all’esame ecografico - riprende il dottor Bellacicca - si ha in caso di alterata funzione, di massa palpabile nella regione anteriore del collo di sensazione di corpo estraneo in gola disfagia, disfonia o quando esiste familiarità per patologia tiroidea» Con una buona ecografia, è possibile quindi misurare il volume tiroideo, valutare la vascolarizzazione (EcoColorDoppler), rivelare la presenza di noduli (valutandone dimensioni e caratteristiche), nonché utilizzare il macchinario come guida, in caso di esecuzione di agoaspirati, valuta la presenza di linfonodi nel collo. L’agoaspirato, in particolare, è indicato in caso di nodulo unico del diametro maggiore di 1 centimetro oppure in presenza di segni di malignità anche minori di un centimetro. La scintigrafia, infine, fornisce informazioni funzionali ed in minor misura morfologiche.
Sul piano diagnostico, l’ecografia è l’esame più utilizzato per scoprire eventuali alterazioni
Negli ultimi decenni, si è abbassata l’età media per i casi di neoplasie maligne
«Si tratta di un’indagine di secondo livello - spiega il dottor Bellacicca - e la sua indicazione è limitata a casi ben precisi. Se viene rilevato uno o più noduli tiroidei - conclude lo specialista - è indicato un monitoraggio clinico e strumentale con cadenza di 12-18 mesi, anche nel caso in cui le caratteristiche non siano preoccupanti». Da un punto vista epidemiologico, i noduli maligni della tiroide appartengono storicamente all’età anziana. Negli ultimi decenni, tuttavia, si è registrato un significativo abbassamento dell’età media di insorgenza di neoplasie maligne della tiroide che, per quanto rare, devono essere scoperte il prima possibile, al fine di essere curate quanto più efficacemente. La buona notizia è che statisticamente si tratta per la maggior parte di tumori poco aggressivi, con una prognosi in genere buona.