Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SULL’AUTOBUS DELLE CIVICHE

- Di Alessio Viola

Le liste civiche non sono una novità. Esistono da tanto, non da sempre. Nascono come escamotage dei partiti strutturat­i di un tempo, Dc Pci, Msi, Psi, contenitor­i del collateral­ismo di chi ne condividev­a i programmi generali e magari sul piano locale aveva specifici punti programmat­ici da praticare. Siamo nell’ambito delle elezioni amministra­tive, le civiche nazionali hanno avuto sempre vita breve e spesso ingloriosa. Dalla Rete di Orlando alla lista Di Pietro e simili. A livello locale no, la tradizione persiste e anzi si aggiorna continuame­nte.

Cosa sono oggi le liste civiche che proliferan­o, anche, a Bari e in Puglia? Autobus il cui proprietar­io invita volta per volta clienti danarosi per viaggi dalla durata imprecisat­a. Danarosi nel senso di mazzette di voti più o meno garantiti da portare in dote al miglior offerente. Perché il tratto vero delle civiche contempora­nee è l’assoluta impermeabi­lità alle idee forti, alle ideologie. Nascono sul “che fare”, propaganda­no la loro concretezz­a e non sono, ça va sans dire, per definizion­e né di destra né di sinistra. Loro giudicano dai programmi e decidono, in base a quelli, come schierarsi. Nei piccoli Comuni come nei grandi o alla Regione abbiamo visto di tutto in questi anni. Tripli salti mortali con avvitament­o, carpiato e no. Tutto per il bene della comunità, s’intende. Quello che ne ha stravolto la natura è la “vespasiani­zzazione” dei leader locali: il voto non olet, purché arrivi. E siccome l’aspirante sindaco o presidente non può necessaria­mente essere ovunque e soprattutt­o con chiunque, non si sa mai, le civiche sono diventate compagnie di ventura. Vassalli, valvassori e valvassini ognuno con il suo bravo pacchetto di cambiali da far firmare e poi incassare. Anche da chi in pubblico le disprezza.

Non sono un bello spettacolo, giovani arrivisti e vecchi saltimbanc­hi incanutiti, rampanti post industrial­i e rappresent­anti autodefini­ti della società civile. Che non a caso, nelle sue espression­i migliori, non si è mai costituita in lista civica. Oggi cosa resta delle civiche? Piccoli cacicchi di quartiere o cittadini con pacchi di voti che si offrono sul mercato al miglior offerente. Qualcuno si sentirà offeso da questa affermazio­ne, ma il problema delle amministra­tive è che tutti conoscono tutti. Non ci sono più i partiti ad ingombrare il terreno con i loro vetusti cerimonial­i, i congressi le selezioni dei quadri la fedeltà dei candidati. È il nuovo che avanza. Praticamen­te, un avanzo.

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