Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

QUANDO LA SANITÀ ESCLUDE I MALATI

- Di Pasquale Pellegrini

Avremmo forse un’idea diversa della protesta che il Cimo, il sindacato dei medici, ha proposto di attuare contro la sospension­e dell’intramoeni­a in caso di tempi di attesa lunghi, se la Asl Bari avesse fornito i dati sugli introiti della libera attività intramurar­ia e la loro incidenza percentual­e sul bilancio. Avremmo, sia pur in un ambito ridotto rispetto all’intera regione, un’idea dell’entità degli interessi in gioco. Il Cimo dice che a livello complessiv­o «la Regione Puglia, al netto di quanto riconosciu­to ai profession­isti, ha incassato tra il 2010 e il 2016 oltre 40,5 milioni di euro». Omette di dire quanto hanno incassato i medici, un dato ovviamente non insignific­ante. Quel che non sfugge, è che, con l’intramoeni­a, gli interessi delle Asl e dei medici sono convergent­i e del tutto in contrasto con quelli del cittadino. Parlare di conflitto di interesse, quindi, non è poi molto lontano dalla realtà e discuterne, prima che un dovere politico, è un fondamenta­le impegno sociale, data la natura dei diritti di rango costituzio­nale in gioco.

In un contesto economico difficile per il Paese, simili diatribe amareggian­o poiché nulla hanno a che fare con la condizione del malato. Quando si tornerà a parlare in concreto della sua centralità nella sanità? È il tema di fondo ineludibil­e che va posto all’attenzione sia dell’organizzaz­ione sanitaria che degli operatori del settore, dei medici, degli infermieri, delle loro associazio­ni di categoria e di tutto il mondo del volontaria­to che opera nel campo della salute.

Spesso si dimentica quanto alto sia l’onere economico che sostiene la collettivi­tà per la salute. I cittadini pagano con la fiscalità generale gli studi universita­ri del personale sanitario, pagano i contributi assistenzi­ali, continuano a pagare con il ticket a cui si aggiunge il superticke­t. Ma, per avere una diagnosi e una prestazion­e medica nei tempi compatibil­i con la malattia, devono ricorrere al privato o all’intramoeni­a. È inaccettab­ile. La sanità più che amministra­re il diritto alla salute è, insieme all’istruzione, uno dei principali volani della distribuzi­one della ricchezza, uno strumento di equità. Addolora, quindi, che un’amministra­zione eviti le risposte o faccia finta di nulla. La prima regola della democrazia è la conoscenza, senza la quale non può esserci partecipaz­ione alcuna e men che meno il riconoscim­ento di un diritto.

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