Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
QUANDO LA SANITÀ ESCLUDE I MALATI
Avremmo forse un’idea diversa della protesta che il Cimo, il sindacato dei medici, ha proposto di attuare contro la sospensione dell’intramoenia in caso di tempi di attesa lunghi, se la Asl Bari avesse fornito i dati sugli introiti della libera attività intramuraria e la loro incidenza percentuale sul bilancio. Avremmo, sia pur in un ambito ridotto rispetto all’intera regione, un’idea dell’entità degli interessi in gioco. Il Cimo dice che a livello complessivo «la Regione Puglia, al netto di quanto riconosciuto ai professionisti, ha incassato tra il 2010 e il 2016 oltre 40,5 milioni di euro». Omette di dire quanto hanno incassato i medici, un dato ovviamente non insignificante. Quel che non sfugge, è che, con l’intramoenia, gli interessi delle Asl e dei medici sono convergenti e del tutto in contrasto con quelli del cittadino. Parlare di conflitto di interesse, quindi, non è poi molto lontano dalla realtà e discuterne, prima che un dovere politico, è un fondamentale impegno sociale, data la natura dei diritti di rango costituzionale in gioco.
In un contesto economico difficile per il Paese, simili diatribe amareggiano poiché nulla hanno a che fare con la condizione del malato. Quando si tornerà a parlare in concreto della sua centralità nella sanità? È il tema di fondo ineludibile che va posto all’attenzione sia dell’organizzazione sanitaria che degli operatori del settore, dei medici, degli infermieri, delle loro associazioni di categoria e di tutto il mondo del volontariato che opera nel campo della salute.
Spesso si dimentica quanto alto sia l’onere economico che sostiene la collettività per la salute. I cittadini pagano con la fiscalità generale gli studi universitari del personale sanitario, pagano i contributi assistenziali, continuano a pagare con il ticket a cui si aggiunge il superticket. Ma, per avere una diagnosi e una prestazione medica nei tempi compatibili con la malattia, devono ricorrere al privato o all’intramoenia. È inaccettabile. La sanità più che amministrare il diritto alla salute è, insieme all’istruzione, uno dei principali volani della distribuzione della ricchezza, uno strumento di equità. Addolora, quindi, che un’amministrazione eviti le risposte o faccia finta di nulla. La prima regola della democrazia è la conoscenza, senza la quale non può esserci partecipazione alcuna e men che meno il riconoscimento di un diritto.