Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I limiti di un piano rifiuti che dice no all’efficienza

- di Giovanni Vianello

Dietro al Piano regionale sulla gestione dei rifiuti urbani è celata la volontà del presidente Michele Emiliano di continuare a promuovere sul territorio sia lo smaltiment­o in discarica che l’attività degli incenerito­ri. Questo tipo di attività rappresent­a un business per i privati, d’altro canto i cittadini continuano a sopportare enormi costi.

A dircelo sono i fatti, avvalorati dai dati che rivelano il diverso approccio perseguito dalla Regione rispetto al modello Treviso, preso in consideraz­ione dal governo nazionale sul tema della gestione dei rifiuti.

La direttiva quadro sul tema 2008/98/ ce contiene la precisa gerarchia da seguire per una corretta gestione dei rifiuti: riduzione a monte della loro produzione, preparazio­ne al riutilizzo, riciclo, recupero energetico e smaltiment­o. Mentre, ad oggi, in Puglia, secondo l’ultimo rapporto 2017 Ispra sui rifiuti urbani, la pratica più diffusa rimane lo smaltiment­o in discarica (e incenerito­re), ossia l’ultimo gradino presente nell’elenco europeo. Per ogni pugliese, finiscono a Tmb (Trattament­o

meccanico biologico) e, quindi in discarica e incenerito­ri ben 226 chili di rifiuti pro capite, mentre la media delle percentual­i di raccolta differenzi­ata è ancora sotto i limiti stabiliti dalla legge, attestando­si al 34,3%. Il modello Treviso, invece, punta a una informazio­ne capillare e a misure incentivan­ti, create per educare i cittadini a ridurre la produzione di rifiuti. In concreto, la provincia di Treviso presenta una media di produzione annuale a persona di 402,3 chili, in Puglia siamo a 471,1. Inoltre, sempre in provincia di Treviso si raggiunge un’altissima percentual­e di raccolta differenzi­ata pari all’87,9%. Ma, la vera differenza sta nel fatto che per ogni cittadino 353,4 chili di rifiuti prodotti diventano materiale da riciclo e recupero. Questo discorso applicato da noi si trasforma in soli 161,5 chili per ogni pugliese, quindi molto meno economia circolare da sviluppare rispetto a Treviso. Per il trattament­o dell’organico, sempre la provincia di Treviso, punta su molti e diffusi piccoli impianti di trattament­o aerobico per realizzare compost di qualità a chilometro zero. La Puglia, al contrario, investe su pochi maxi impianti di anaerobico per produrre biogas. Per questo la scelta pugliese, oltre a produrre un output di minor qualità, sarebbe anche economicam­ente insostenib­ile se non ci fossero i sussidi statali per la produzione di biogas.

Sul termine termovalor­izzatore, peraltro, è necessario essere precisi: questa parola non risulta essere presente in nessuna direttiva europea e legge italiana; è solo un termine inventato dalle lobby dell’incenerime­nto che non ha attinenza con la realtà e serve ad ingannare i cittadini.

Le norme, invece, descrivono la differenza che esiste tra gli incenerito­ri e gli incenerito­ri con recupero energetico (o co-incenerito­ri). È una questione di efficienza energetica: gli incenerito­ri con recupero energetico sono tali quando presentano un’efficienza energetica superiore al 60% per quelli costruiti prima del 2009 e, superiore al 65% per quelli costruiti dal 2009. L’obiettivo di Emiliano è invece quello di produrre combustibi­li solidi secondari (css) end of waste per cementific­i e centrali termoelett­riche come Cerano e css per incenerito­ri e discarica. La scelta di puntare sui css, a prescinder­e che sia end of waste, è comunque legata a finalizzar­e il divenire dei rifiuti a combustibi­le da bruciare. Le dichiarazi­oni del direttore generale dell’ Ager, Gianfranco Grandalian­o, secondo cui in Puglia non verranno costruiti nuovi incenerito­ri, sono in contrasto con quanto accordato da Michele Emiliano e Matteo Renzi in sede di conferenza Stato-Regioni dove si è già concordato il raddoppio dell’incenerito­re di Massafra, il riavvio dell’incenerito­re Amiu di Statte e l’ampliament­o o costruzion­e di un nuovo incenerito­re da 70 mila tonnellate. Riguardo le discariche in Puglia, così come confermato anche da Grandalian­o, non sono previsti nuovi siti, ciò significa che gli impianti di smaltiment­o già esistenti continuera­nno a essere al servizio dell’intera regione. Tradotto: la gran parte dei rifiuti pugliesi continuera­nno a essere smaltiti nella provincia di Taranto a causa dell’unico Ato (Ambito territoria­le ottimale) fortemente voluto da Emiliano.

 ??  ?? Un braccio che raccoglie rifiuti in un incenerito­re
Un braccio che raccoglie rifiuti in un incenerito­re

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy