Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano ricorre contro la cessione ad ArcelorMittal
Annunciato ricorso al Tar contro la cessione. Nel mirino l’addendum: «Non tutela ambiente e salute» Il governatore attacca i nuovi proprietari: «Guadagnano soldi, non pensano ai bambini di Taranto»
La Regione riprende la battaglia contro il paventato danno ambientale che può derivare dall’attività del Siderurgico di Taranto. L’ente ha deciso di impugnare davanti al Tar l’addendum che regola la cessione dello stabilimento dell’Ilva in amministrazione straordinaria agli acquirenti di Arcelor Mittal, duramente attaccati dal governatore Emiliano.
Con costanza e con impegno, BARI la Regione riprende la battaglia contro il paventato danno ambientale che può derivare dalle attività del Siderurgico di Taranto. La Regione ha deciso di impugnare davanti al Tar l’«addendum» che regola la cessione dello stabilimento dall’Ilva in As (amministrazione straordinaria) agli acquirenti di Arcelor Mittal. L’annuncio è stato fatto a Taranto da Rocco De Franchi, consigliere di Michele Emiliano per le questioni ambientali. Ed è stato accompagnato da durissime dichiarazioni del governatore contro il ministero (che ha ceduto) e Arcelor (che ha comprato). La guerra della Regione continua, anche ora che è cambiato il governo e il gestore dell’impianto.
«Mittal – dice Emiliano – fa il lavoro suo: deve guadagnare soldi, non può fare il moralista, l’etico, non può pensare ai bimbi. Non penso che Mittal abbia mai dedicato nemmeno un pensiero ai bambini di Taranto. È gente che vuole guadagnare denaro, l’unico scopo della vita di questo imprenditore è guadagnare. Il capitalismo è così: se lo Stato non interviene per mitigarlo, è micidiale». Emiliano parla a margine del convegno organizzato dai Verdi e dal movimento DeMa sull’immunità penale riconosciuta ai dirigenti del Siderurgico (come previsto da uno dei tanti decreti salva-Ilva).
«Il ricorso al Tar – spiega De Franchi – è stato predisposto dai legali della Regione (Rosanna Lanza e Anna Bucci, ndr) per varie ragioni. Innanzi tutto perché integra e modifica il Dpcm, decreto che si configurava come piano ambientale. E tale Dpcm è stato impugnato dalla Regione in quanto privo, secondo noi, delle necessarie garanzie in termini di tutela della salute. A partire dalla mancata previsione del “danno sanitario”. In secondo luogo, l’addendum modifica il Dpcm senza averne la forza giuridica, essendo sostanzialmente un contratto di diritto privato».
Emiliano insiste sul punto. «Dietro un apparente miglioramento delle condizioni ambientali – afferma – sono state prese decisioni che in realtà favoriscono l’acquirente». Poi aggiunge una durissima critica che accomuna vecchio e nuovo governo: «Di piano ambientale non si parla più. Taranto adesso deve ricominciare a produrre acciaio e tacere. Questo passa nella testa del premier, di Di Maio, di Calenda, di Renzi. Perché adesso Di Maio, Calenda, Renzi sono tutti nella stessa posizione. Quando uno arriva a Roma e si siede sulle poltrone, le lobby se lo mangiano in cinque minuti. Come si sono mangiati 5 Stelle, Lega, Pd».
Emiliano, si capisce, vuole mettere sullo stesso piano vecchio e nuovo esecutivo. Da un lato per far emergere la critica anche verso il M5S, diventato da qualche tempo, il suo obiettivo politico frequente. Dall’altro perché egli possa risaltare come unico coerente garante della difesa dell’ambiente a Taranto.
L’ultima riflessione è riservata al tema del convegno: l’immunità penale per i dirigenti Ilva. Il governatore ritiene quella norma contraria alla Costituzione. «Ma al di là dell’incostituzionalità – aggiunge – qui si tratta nella sostanza di aiuti di Stato. Perché se l’acciaieria di Taranto può funzionare commettendo reati con la garanzia dell'impunità, è evidente che questo crea un differenziale di concorrenza con le altre acciaierie europee che invece devono rispettare le leggi».