Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
UN QUARTIERE CHE MERITA VERITÀ
«Iroghi nell’ex discarica comunale di via Caldarola, dismessa e bonificata da 30 anni, hanno sprigionato sostanze tossiche. Le stesse che avrebbero causato la morte per tumore di 21 inquilini di una palazzina di via Archimede, rione Japigia di Bari. Il quadro epidemiologico è rapportabile a quello dei residenti nella Terra dei Fuochi».
Bari come la Terra dei Fuochi, quella che, secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, deve diventare la Terra dei Cuori. La poesia del presidente lascia il tempo che trova. La realtà è tragica. A Napoli, in altre parti d’Italia, in Puglia, a Bari, l’uomo ha distrutto l’ambiente, a scopo di lucro, in dispregio totale della salute pubblica. Cieca gestione dei rifiuti. Chi doveva controllare non ha controllato. Nel caso di Bari, peraltro liberata del tutto dal bubbone-Fibronit solo nel 2015, è sintomatico che a sollevare il caso del condominio della morte siano stati gli esposti e le inchieste giornalistiche. Con la Procura che, alla fine, ha avanzato una richiesta di archiviazione: «... È trascorso troppo tempo per perseguire penalmente il reato di morte come conseguenza di un altro reato, ipotizzato a carico di ignoti».
Decisamente non va. E l’atto di opposizione da parte di alcune famiglie delle vittime appare sacrosanta: è evidente che «la consumazione dei reati di morte come conseguenza di un altro reato, lesioni e omicidio colposo, si realizza al momento dell’insorgenza della malattia, in caso di lesioni, o alla data della morte, per omicidio colposo».
«È una vicenda inquietante», come sottolinea l’avvocato difensore dei famigliari delle vittime. l’esperto quanto battagliero Michele Laforgia. La verità dei fatti va ripristinata in toto. Non è più tempo di “se” e di “ma”. Le fabbriche di morte non ci devono più essere. È tempo che la Puglia si svegli compatta e reclami il diritto alla vita. Un diritto sacrosanto, della Puglia intera. Perché non c’è soltanto la Terra dei Fuochi bis di Bari, peraltro a stretto contatto con quella in via di bonifica dall’amianto. C’è la calamità senza fine dell’Ilva di Taranto. Ci sono i rifiuti tossici interrati nelle discariche del Salento, scoperti anche per bocca del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone. Roba di pesanti sodalizi criminosi. La Puglia non può aggiungere all’aumentata povertà il fardello dell’inquinamento. Occorre difendersi, con il coltello fra i denti.