Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Via libera all’iter lampo per eolico e pannelli solari Ma dagli uffici regionali era arrivata la bocciatura
Sta sollevando scalpore la BARI proposta di legge approvata mercoledì scorso in Commissione. Riguarda l’uso dell’idrogeno e gli impianti di energia da fonte rinnovabile (eolico e fotovoltaico). Il testo, firmato da Enzo Colonna (Noi a sinistra), è passato a larga maggioranza e senza voti contrari (astensione di M5S e FI, Dit a favore). Una convergenza ampia che lascia intuire il gradimento delle norme. Disposizioni che piacciono a quasi tutti, tranne al dipartimento Ambiente della Regione, guidato dall’ingegnere Barbara Valenzano. La proposta è passata con il parere contrario dei suoi uffici. Circostanza che ha fatto salire la tensione tra consiglieri di maggioranza, soprattutto Colonna, e il dipartimento.
Gli uffici di Valenzano temono un allentamento dei controlli e soprattutto l’impugnazione da parte del governo, quando e se il Consiglio regionale approverà la proposta. Il testo, molto articolato, è composto di due parti. La prima mira ad incentivare l’uso dell’idrogeno in chiave antiinquinamento. Ma è la seconda che fa discutere. Prevede una procedura semplificata per gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti che fossero sottoposti a processi di «ricostruzione, potenziamento, rifacimento, riattivazione»: i relativi progetti, in certi casi, potrebbero evitare di essere sottoposti alla preliminare «verifica di assoggettabilità a Via» oppure «a Via» (ossia, la valutazione di impatto ambientale). Si tratta di quei controlli eseguiti prima che la Regione rilasci l’autorizzazione unica (impianti grandi) o che i Comuni disbrighino la cosiddetta Pas, procedura abilitativa semplificata (impianti minori). La proposta Colonna consente, a determinate condizioni, di superare il vaglio della «verifica di assoggettabilità» oppure della Via. Vediamo tali condizioni: 1) se gli impianti eolici riducano del 50% il numero delle torri; 2) se gli apparati fotovoltaici riducano del 20% la superficie radiante (i pannelli) oppure la superficie complessiva dell’impianto; 3) che si concedano “compensazioni ambientali” ai Comuni che ospitano gli impianti (unica forma di ristoro dopo l’abolizione delle royalty). Questo è il principio cardine, con una serie di variabili. Tra i quali la prescrizione dell’autorizzazione unica (dunque procedura ordinaria) per gli impianti che, con la ricostruzione, crescendo di potenza, superassero la soglia del megawatt. Va detto che sotto il megawatt si prevede una procedura largamente semplificata. La norma indicata, in chiave anti elusiva, mira a non far aumentare la potenza risparmiandosi la procedura di autorizzazione
Per tutti gli altri casi – superiori al megawatt e già in possesso di autorizzazione – si prevede la procedura prevista dalla proposta. «Lo scopo – dice Colonna – è di liberare territorio, proteggendo l’ambiente e consentendo agli impianti di ringiovanire aumentando di potenza. Avremmo più energia rinnovabile (secondo l’Ue dobbiamo arrivare alla soglia del 32%) ma con meno superficie occupata». Secondo gli uffici, la pdl introduce una modifica alle norme sulla Via e questo non è di competenza regionale ma statale. Inoltre, il superamento dell’autorizzazione ordinaria costituirebbe un vantaggio per le imprese. «Parliamo – replica Colonna – di impianti autorizzati. Le imprese risparmierebbero tempo, certo, ma noi ricaveremmo un miglioramento dell’ambiente. La proposta è stata apprezzata da tutte le riviste specializzate di settore. Il governo, poi, è in fase di modifica delle norme di settore. La nostra iniziativa potrebbe indurlo a prenderci come modello per la legislazione futura».
Enzo Colonna Parliamo di impianti autorizzati Le imprese ne trarrebbero vantaggi