Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La gente di via Archimede tra silenzi, ricordi e timori «Nessuno ci ha ascoltato»

- F. P.

Antonio Magliocchi lo dice quasi tra le lacrime: «Quando entrai in quella casa baciai i muri, venivo da uno sfratto, da un trauma, ma non sapevo che quei muri avevano il veleno dentro! Questa è una carneficin­a!». Lui è uno dei primi inquilini di viale Archimede 16, che nel lontano 1982 arrivò nella palazzina popolare. Con tante speranze, poi infrante dalla malattia della figlia, oggi 40enne, e finita nella lista delle 21 persone colpite da tumore. Ed è lei stessa, Licia, oggi portavoce del comitato costituito­si per questa battaglia di giustizia, ad invocare «diagnosi precoci e controlli per prevenire altri casi, per tutelare quelle persone che non sanno o che non sono ancora ammalate. Anzi, invitiamo altri residenti della zona a segnalarci i loro casi in famiglia».

Ma il sabato di fine novembre in questo fazzoletto di Japigia, con vista Palaflorio e Polivalent­e, sembra un giorno spettrale. A qualche isolato di distanza, quattro giorni fa, si è tornati sparare, lasciando a terra Domenico, il nipote del boss Antonio Capriati. E nelle altre palazzine, dove nei cortili c’è la batteria dei carrelli della spesa e la statua di Padre Pio con altare e fiori, di quell’omicidio non si parla. Si parla solo della vicina pa- lazzina dei tumori. Ma a bassa voce, dietro le persiane o invitando l’insolito visitatore ad entrare in casa «così vi racconto qualcosa».

Nonna Cecilia ha 84 anni e qualche ricordo in meno, ma non dimentica quel fumo, «quei cattivi odori che venivano da lì». Lo conferma anche la nuora – «mio marito da ragazzo me ne parlava sempre» – e lo confermano a qualche piano più sotto l’anziana coppia Teresa e Filippo, oggi preoccupat­i dall’odissea di due dei cinque figli: «Uno ha il cancro al pancreas, l’altro al piede. Non sappiamo se dipende da quella discarica lì. Noi abitiamo qui dal 1973». E parlando con i vicini affiorano le coincidenz­e: la signora del nono piano ammalatasi, il signore del terzo andato via in pochi mesi e il «bel giovanotto» poco più che 30enne scomparso oltre 20 anni fa. «Se andate di porta in porta di altri casi ne trovate di sicuro» dice ancora Teresa mentre si appresta a servire il pranzo. «Ma io credo che i tumori siano un problema ormai diffuso in tutto il mondo, non solo qui» dice un signore mentre trascina le buste della spesa al di là del cancello di casa.

«Nella mia famiglia per fortuna non c’è nulla» dice una signora dalla chioma bionda lasciandos­i andare a un inequivoca­bile gesto di scongiuro. «Se siamo preoccupat­i? È normale. Noi delle altre palazzine non siamo mai stati ascoltati. Nemmeno per le cose più semplici, quando abbiamo segnalato la caduta dell’intonaco e le crepe nei muri per l’acqua piovana» dice una signora in ciabatte mostrando la relazione dei vigili del fuoco datata 2015. E nella quale si raccomanda­va di «eseguire i lavori con urgenza».

Gli altri fabbricati Cresce la preoccupaz­ione tra chi abita in diversi edifici della zona

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