Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il PD? Si salva solo se si spacca
Finalmente ce l’ho. Ho trovato la soluzione per far rinascere il PD. Ed è una soluzione inattaccabile, indiscutibile, definitiva. Perché è matematica. E la matematica, lo sanno tutti (a parte qualche ministro) non è un’opinione. Seguitemi bene. Circa dieci giorni fa si è sciolto il partito di Grasso, LEU. E si è diviso in quattro diversi partiti. Appuntatevi dunque questi due numeri: 10 giorni, 4 partiti. Una rilevazione statistica di un noto istituto di ricerca ha accertato che il consenso nei confronti di LEU è cresciuto, nei dieci giorni successivi allo scioglimento, di circa 0,3 punti percentuali. Segnatevi dunque anche quest’altro numero: 0,3%. Ora, fate con me questo rapido calcolo: 0,3% diviso 10 uguale 0,03%. Dunque il LEU virutale, quello parcellizzato, ha guadagnato circa 0,03 punti al giorno. Memorizzate questo dato e considerate che alle elezioni europee mancano ancora circa 155 giorni.
State cominciando a capire? È semplice: il PD, sciogliendosi oggi in 4 partiti, potrebbe guadagnare circa il 4,65% (0,03 punti per 155 giorni) di consensi. Non solo. Se fosse più ambizioso e riuscisse a sciogliersi in 10 (operazione non troppo difficile, visto il cospicuo numero di correnti che si apprestano a celebrare il congresso) il moltiplicatore darebbe un risultato ancora più eclatante. Applicando una facile proporzione (0,03 : 4 = x : 10; x = 0,075; 0,075 per 155 uguale 11,625) scopriamo infatti che dividendosi in 10 il PD potrebbe guadagnare più dell’11% dei suffragi, arrivando a rivaleggiare con la Lega. E così via: diviso in 20 (con un 23% in più, che sommato all’attuale 18, fa 41) potrebbe rinverdire i fasti del giugno 2014, rivendicare nuove elezioni politiche e puntare a un monocolore.
Altro che congressi, circoli e periferie. È dalla matematica che bisogna ripartire. Lo slogan del rilancio, del resto, è già pronto: la divisione fa la forza.