Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Biodiversità a rischio: il progetto
I territori scelti sono stati inclusi da Legambiente nella riserva naturale regionale Laghi di Conversano e gravina Monsignore sono minacciati da siccità e incendi
Il futuro
Creazione di reti per mantenere in vita anche i bacini lacustri
L’acqua ha scavato la roccia calcarea e goccia dopo goccia ha modellato le forme di grotte e cavità nel terreno. Questi fenomeni carsici sono ben evidenti nell’altopiano della Murgia pugliese, dove le caverne scavate nella pietra definiscono il paesaggio caratteristico della provincia di Bari.
Non ci sono, però, solo le Gravine. A sud-est del capoluogo c’è un altro effetto della corrosione delle acque. Si tratta delle dieci doline di Conversano dove si sono formati dei laghi. Qui si incontrano due ambienti con caratteristiche diverse: da un lato le zone umide dei bacini lacustri e dall’altro la gravina Monsignore. Il territorio è riunito in un’unica riserva naturale regionale, quella dei laghi di Conversano e della gravina Monsignore, ma non sono pochi i problemi che minacciano di distruggere la fauna e la flora della zona. L’inquinamento creato dallo sversamento abusivo di rifiuti, gli incendi e la siccità nella stagione estiva, rappresentano i principali pericoli.
Con lo scopo di salvaguardare la biodiversità, e allo stesso tempo responsabilizzare gli abitanti del territorio a prendersi cura dell’ambiente, Legambiente Puglia, insieme al circolo di Conversano, al comune del Barese, al dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’Università di Bari, alla sede pugliese dell’associazione Azione Sociale, alla cooperativa Sociale Itaca e alla società Environmental Surveys, ha dato vita al progetto “Tra laghi e gravine: tutela integrata della biodiversità”. L’iniziativa è tra i vintori del bando Ambiente 2018 della Fondazione con il Sud e partirà tra gennaio e febbraio del 2019.
«Il territorio di Conversano — spiega Ruggero Ronzulli, coordinatore segreteria e progetti Legambiente Puglia —, ha caratteristiche diverse, quindi anche le problematiche non sono omogenee. Se da una parte i laghi ad agosto si prosciugano, e si rischia la scomparsa delle specie animali e lo sviluppo di incendi, dall’altra la Gravina Monsignore diventa troppo spesso una discarica abusiva. È proprio dall’analisi delle singole criticità che siamo partiti per ipotizzare le azioni di contrasto». Tra queste strategie di salvaguardia c’è la creazione di reti che consentano di mantenere in vita i bacini lacustri anche nella stagione calda, e così la sopravvivenza dei rettili e degli anfibi. Altro tassello nella cura della biodiversità sarà l’osservazione e il monitoraggio delle colonie di pipistrelli, animali molto sensibili all’inquinamento la cui presenza o scomparsa è indicatore della qualità dell’ecosistema. Centrale nel progetto è poi il coinvolgimento della popolazione locale. L’idea parte dalla convinzione che, se manca la consapevolezza del patrimonio naturalistico nella società, gli intenti di tutela si vanificano. «Le persone saranno parte attiva nella salvaguardia. Oltre ad aprire un tavolo a cui saranno invitate tutte le associazioni che operano nella zona, abbiamo intenzione di attivare un numero di telefono
e un portale. Attraverso le applicazioni che usiamo tutti, come Facebook e WhatsApp, sarà possibile segnalare in maniera anonima incendi o la presenza di rifiuti. Vogliamo parlare con i contadini. Spesso, è dai fuochi della sterpaglia che si sviluppano i grandi incendi perché si perde il controllo», chiarisce Ronzulli.
A questo si deve aggiungere la volontà di allargare l’iniziativa alle scuole. «Per la creazione della cartellonistica dei percorsi ci piacerebbe attivare dei programmi di alternanza scuola-lavoro. Vorremmo poi che i ragazzi fossero con noi nelle attività di mappatura del territorio. Vorremmo, infatti, usare il 3D per creare delle riproduzioni delle gravine. I modelli plastici serviranno per costruire dei tour per ipovedenti e per mostrare zone nascoste e difficilmente accessibili della riserva», continua Ronzulli.
In questo modo, si vuole creare un patto tra comunità e territorio di cui la riserva è parte integrante, ma allo stesso tempo «dare una spinta maggiore anche alla regione Puglia affinché i parchi regionali non restino solo sulla carta. Negli anni, la creazione di strutture troppo grandi, al solo scopo di limitare i costi, ha reso queste realtà difficili da gestire e non ha permesso ai parchi di svilupparsi e diventare attrattori di turismo».