Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dagli ultimi al meridionalismo «Perché ci manca Alessandro»
Da Laterza intellettuali e storici hanno ritratto Leogrande. A Lecce il ricordo ai Cantieri Koreja
A un anno dalla scomparsa il doppio omaggio organizzato con il Corriere
Tante voci emozionate per ricordare Alessandro Leogrande e le tante facce di un intellettuale tra i migliori della sua generazione al centro di un affollato incontro alla libreria Laterza di Bari organizzato insieme al Corriere del Mezzogiorno. Giornalista appassionato che ha fatto della scrittura opera letteraria, come spiega Maddalena Tulanti, moderatrice in un pomeriggio zeppo di amici e compagni di viaggio. Il critico letterario Enzo Mansueto ha ricordato «quanto ha fatto e in quante direzioni» nei suoi 40 anni. «Saper porre domande puntuali era la sua arte. di lui resterà un metodo: la piena partecipazione all’oggetto dei suoi scritti e una resa che rimarrà intatta nel tempo». Una prosa alta e ricercata la sua, in grado di toccare corde intime senza perdere mai eleganza e sobrietà, uno dei suoi tratti caratteristici. Una strada a Tirana porta il suo nome, ben presto lo farà anche la passeggiata del lungomare di Taranto, la sua amata città. Chiamava le cose con il loro nome, «chiamava fascisti i fascisti», ha detto Luigi Quaranta, ricordando il suo sguardo penetrante sulla realtà, il suo credere in una sinistra larga, il suo essere «risorgimentalmente pugliese». Ha saputo raccontare prima di molti il citismo anticipatore del berlusconismo, le fallaci lusinghe del neoborbonismo, la faciloneria di interpretazioni della realtà che eludano la complessità del reale, Alessandro era, prima di tutto, per la docente di letteratura italiana Lea Durante, «un uomo di cultura, vorace lettore e meridionalista che citava sempre tra i suoi maestri Salvemini, Gramsci, Levi». «Intellettuale antico in un mondo postmoderno capace di leggere i fenomeni e offrire chiavi di interpretazione», per Onofrio Romano che a un certo punto frena, con un groppo in gola, il suo racconto del Leogrande osservatore politico isolato. «Non so se il nostro tempo – si chiede il sociologo - sia pronto ad accogliere una figura di intellettuale come la sua». Il suo «pensiero neosalveminiano» è fonte della stima di Gianvito Mastroleo, presidente della fondazione Di Vagno, «mi conquistò la sua cultura e il suo modo di affrontare le questioni», ha affermato, annunciando un progetto per tenere vive «le sue riflessioni, perché il suo pensiero deve durare quanto merita».
Editorialista del Corriere del Mezzogiorno, autore di inchieste dedicate ai senza voce, dai migranti di Lampedusa ai reportage dall’Albania raccontati dall’editore Livio Muci e la questione bracciantile (Uomini e Caporali). Oggi «non è più del
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Marilina Leogrande Quel giorno maledetto io e mio marito, in auto, accompagnammo i genitori di Ale. Ma non riuscimmo a dire loro nulla della morte del figlio
Corriere, Alessandro è di tutti», dice Maddalena Tulanti. E a ricordarlo, è stato anche un incontro parallelo a Lecce ai Cantieri Koreja e Via Leogrande, un percorso di conoscenza degli scritti dell’autore da promuovere in terra natia mentre il governatore Michele Emiliano ha ammesso «la tristezza di aver perso un valente intellettuale pugliese, che è riuscito a svolgere la sua professione con grande passione, impegno e onestà intellettuale».