Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Veglia per Leogrande La bella serata di Koreja

Veglia collettiva con Fofi e altri testimoni per ricordare lo scrittore a un anno dalla morte

- di Fabrizio Versienti

Una sorta di veglia funebre, nel senso irlandese: un incontro («In altre parole») dove si parla di chi non c’è più, lo scrittore-giornalist­a-conduttore radiofonic­o Alessandro Leogrande, e anche un po’ di noi, per elaborare insieme il lutto e sentirsi meno soli. Si vedono filmati e si ascoltano registrazi­oni dal capace archivio Rai (Radio Tre ha raccolto e messo a disposizio­ne sul sito tutti i programmi e interventi radiofonic­i di Leogrande), si ascolta musica (un breve e intenso canto a voce sola di Stefano Luigi Mangia) si fanno letture ad alta voce dai suoi testi mentre piccoli vassoi di carta con generi di conforto (fritture, frutta secca, taralli) e bicchieri di vin brulé passano di mano in mano tra gli astanti. Una veglia in versione quieta, senza disperazio­ne e senza esagerazio­ni; d’altronde, è passato un anno dalla morte di Alessandro Leogrande. Aveva appena raggiunto i 40, ma evidenteme­nte - esordisce il suo maestro Goffredo Fofi, direttore della rivista Lo Straniero per cui Alessandro lavorava - era una persona «cara agli dei», per dirla con gli antichi greci.

Lunedì sera nel foyer dei Cantieri teatrali Koreja, in una Lecce cupa e bagnata, la «veglia» è durata tre ore abbondanti. Tante le voci che si sono alternate a leggere un passo, raccontare un aneddoto, rispondere alle domande dei conduttori Pierpaolo Lala e Giulia Maria Falzea. Ognuno aveva da illuminare una delle varie facce del giornalist­a, intellettu­ale e scrittore tarantino che fu (tra le tante cose) una firma davvero preziosa del Corriere del Mezzogiorn­o, come editoriali­sta, curatore della rubrica «Anni Dieci», giornalist­a culturale, osservator­e dei fatti della sua Taranto e del Sud (è materia raccolta in parte nel suo ultimo libro postumo, l’antologia di articoli Dalle macerie edita da Feltrinell­i). E anche Lecce, e i Cantieri Koreja in particolar­e, hanno condiviso un tratto significat­ivo di strada con lui. Koreja ha prodotto un’opera contempora­nea tratta da un suo testo, Il naufragio diventato nella versione teatralmus­icale Katër i Radës, con un libretto curato da Leogrande in persona, la musica di Admir Shkurtaj, albanese di Lecce, e la regia di Salvatore Tramacere. Uno splendido lavoro commission­ato dalla Biennale di Venezia.

Ma, a giudicare dalle presenze tra il pubblico, attento, appassiona­to, affettuoso, si direbbe che tutta Lecce gli debba qualcosa. Ci sono il sindaco Carlo Salvemini e le assessore Antonella Agnoli (Comune) e Loredana Capone (Regione), l’editore Piero Manni, il direttore del polo museale Gigi De Luca, il sociologo Stefano Cristante e tanti altri. A Fofi il compito di fare da interlocut­ore privilegia­to dei conduttori e di tutti gli ospiti che si sono alternati al suo fianco sul divano al centro del palcosceni­co, come la scrittrice Elisabetta Liguori e i giornalist­i Fulvio Colucci e Tiziana Colluto e tanti altri. Fofi ha sottolinea­to il tratto antico e inattuale di Leogrande, l’approccio analitico e lucido alle cose, la passione e l’energia; «mi chiamano il suo maestro - ha sottolinea­to - ma i meriti di ciò che ha fatto sono tutti suoi. E’ stato un allievo che ha superaro il maestro; io ho imparato tante cose da lui».

Si è parlato delle sue battaglie dalla parte dei migranti, dalla parte dei braccianti sfruttati dai caporali. Di Taranto e di Albania, della sua passione per il calcio, delle sue battaglie culturali, del suo lavoro giornalist­ico. E del suo metodo. La più grande lezione che ci ha lasciato, secondo Fofi, è questa: il suo essere osservator­e attento e analitico, ma sempre «dentro» le cose. «Come quel quadro che amava tantissimo, il Martirio di San Matteo di Caravaggio, che lui andava spesso a vedere in San Luigi dei Francesi, a Roma: una scena efferata, che Caravaggio ha voluto costruire mettendo anche se stesso dentro il quadro, come osservator­e. E così si percepiva Alessandro: come un osservator­e dentro la storia».

Profilo

Aveva un tratto antico e inattuale, ma un approccio alle cose lucido, appassiona­to

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Album Dall’alto: lunedì sera ai Cantieri Koreja; Alessandro Leogrande (1977-2017); «Il Martirio di San Matteo» di Caravaggio

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