Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL SILENZIO DOPO L’ATTO DI ACCUSA
Ci sarebbero molte domande da porre a Michele Emiliano, fra cui ad esempio cosa ci faceva alla Fiera del Levante a braccetto con Luigi Di Maio che veniva a benedire l’intesa con ArcelorMittal, al punto che il ministro dichiarava «uno dei presidi istituzionali con cui ho collaborato in maniera efficace e in sintonia è il presidente della Regione Puglia». Ma le domande più importanti oggi vanno rivolte ad altri soggetti. Qualche giorno fa, in occasione dell’insediamento dei nuovi proprietari dell’acciaieria, questo giornale sottolineava i toni propagandistici degli spot modello «metteremo fiori nei vostri altoforni». Ora la Regione Puglia rilancia un’offensiva che suona come un colossale atto d’accusa. In due direzioni: da un lato il ricorso al Tar del Lazio sull’addendum, cioè l’accordo risolutivo della vertenza fra governo e ArcelorMittal; dall’altro un vasto piano di decarbonizzazione degli impianti.
Entrambe le azioni hanno molte ragioni. Sarà interessante capire cosa pensano i nuovi capi dell’ex Ilva, e soprattutto il governo, di un ricorso in cui la Regione Puglia sostiene che «gli ulteriori impegni assunti sarebbero per certi versi addirittura peggiorativi ed implicanti minor tutela rispetto alle condizioni (già illegittime) fissate con il piano ambientale di cui riferimento è il Dpcm del settembre 2017». E ciò per tre ragioni. La prima sono i “filtri ibridi” da installare entro marzo 2021 e settembre 2022, su cui non vi sono garanzie di efficacia «anche perché si tratta di una tecnologia sviluppata da ArcelorMittal e applicata per la prima volta al mondo». La seconda è l’aumento di produzione senza alcuna verifica sui «limiti di accettabilità dei rischi per la salute umana». Infine, c’è la questione della valutazione degli impatti sulla salute, non «di tipo preventivo» ma «a posteriori», quando forse sarà troppo tardi. Poi c’è la decarbonizzazione - cioè il passaggio dall’uso massivo di combustibile fossile all’uso del gas, meno inquinante -, che è ormai un imperativo in tutto il pianeta. La Regione Puglia sostiene che tale via sia percorribile anche per Taranto, facendosi supportare da pareri tecnici molto autorevoli. «Non ci hanno mai voluto sentire da questo orecchio - dice Emiliano - perché il vero guadagno che si fa sull’acciaio è legato al carbone. Ma la copertura dei parchi minerali non sarà sufficiente». Domande drammatiche sulla testa di una città tradita. Domande che sembrano cadere in un silenzio spesso, come coperto dal fumo.