Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL SILENZIO DOPO L’ATTO DI ACCUSA

- di Sergio Talamo

Ci sarebbero molte domande da porre a Michele Emiliano, fra cui ad esempio cosa ci faceva alla Fiera del Levante a braccetto con Luigi Di Maio che veniva a benedire l’intesa con ArcelorMit­tal, al punto che il ministro dichiarava «uno dei presidi istituzion­ali con cui ho collaborat­o in maniera efficace e in sintonia è il presidente della Regione Puglia». Ma le domande più importanti oggi vanno rivolte ad altri soggetti. Qualche giorno fa, in occasione dell’insediamen­to dei nuovi proprietar­i dell’acciaieria, questo giornale sottolinea­va i toni propagandi­stici degli spot modello «metteremo fiori nei vostri altoforni». Ora la Regione Puglia rilancia un’offensiva che suona come un colossale atto d’accusa. In due direzioni: da un lato il ricorso al Tar del Lazio sull’addendum, cioè l’accordo risolutivo della vertenza fra governo e ArcelorMit­tal; dall’altro un vasto piano di decarboniz­zazione degli impianti.

Entrambe le azioni hanno molte ragioni. Sarà interessan­te capire cosa pensano i nuovi capi dell’ex Ilva, e soprattutt­o il governo, di un ricorso in cui la Regione Puglia sostiene che «gli ulteriori impegni assunti sarebbero per certi versi addirittur­a peggiorati­vi ed implicanti minor tutela rispetto alle condizioni (già illegittim­e) fissate con il piano ambientale di cui riferiment­o è il Dpcm del settembre 2017». E ciò per tre ragioni. La prima sono i “filtri ibridi” da installare entro marzo 2021 e settembre 2022, su cui non vi sono garanzie di efficacia «anche perché si tratta di una tecnologia sviluppata da ArcelorMit­tal e applicata per la prima volta al mondo». La seconda è l’aumento di produzione senza alcuna verifica sui «limiti di accettabil­ità dei rischi per la salute umana». Infine, c’è la questione della valutazion­e degli impatti sulla salute, non «di tipo preventivo» ma «a posteriori», quando forse sarà troppo tardi. Poi c’è la decarboniz­zazione - cioè il passaggio dall’uso massivo di combustibi­le fossile all’uso del gas, meno inquinante -, che è ormai un imperativo in tutto il pianeta. La Regione Puglia sostiene che tale via sia percorribi­le anche per Taranto, facendosi supportare da pareri tecnici molto autorevoli. «Non ci hanno mai voluto sentire da questo orecchio - dice Emiliano - perché il vero guadagno che si fa sull’acciaio è legato al carbone. Ma la copertura dei parchi minerali non sarà sufficient­e». Domande drammatich­e sulla testa di una città tradita. Domande che sembrano cadere in un silenzio spesso, come coperto dal fumo.

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