Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bari, scuola negata ai disabili
In 400 sono costretti a rimanere a casa per la mancanza di educatori specializzati
Sono 400 gli alunni disabili costretti a rimanere a casa nell’area della Città metropolitana di Bari. I dati sono stati forniti dall’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili che si dice pronta a una class action. Gli alunni non possono frequentare la scuola per la mancanza di educatori specializzati. La gara per l’affidamento del servizio è stata infatti revocata.
Burocrazia, ritardi, rimpallo BARI di responsabilità e anche una aggiudicazione del servizio di integrazione e assistenza specialistica scolastica revocata dalla Città Metropolitana di Bari per presunto conflitto di interessi a carico del vicepresidente della cooperativa risultata vincitrice. Tutto questo dietro l’odissea di circa 700 studenti disabili, audiolesi e videolesi delle scuole di ogni ordine e grado della città metropolitana di Bari, ma anche delle province di Bat e Foggia. E l’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili è pronta alla class action.
Siamo ormai a quasi tre mesi dall’avvio del nuovo anno scolastico e in particolare per oltre 400 studenti disabili della città metropolitana non è possibile frequentare la scuola perché privi della indispensabile, nonché dovuta, assistenza di operatori ed educatori specializzati. Stiamo parlando, in molti casi, di alunni che hanno bisogno di un assistente dedicato per tutto il tempo della permanenza a scuola. Un diritto negato che incrocia la strada di Regione Puglia e Città metropolitana di Bari.
La giunta regionale, con la delibera numero 996 del 2018, sancisce il passaggio dalla ge- stione in avvalimento di Province e Città metropolitana sotto forma di collaborazioni con professionisti già collaudati, all’affidamento a terzi attraverso gare aggiudicate all’offerta economicamente più vantaggiosa. A luglio la città Metropolitana indice la gara. Il 6 novembre la Città metropolitana approva i verbali della commissione e aggiudica il servizio al raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalla società cooperativa Occupazione e Solidarietà e dal consorzio di cooperative Meridia.
Il secondo concorrente in graduatoria, la società Cooperativa San Giovanni Di Dio, chiede ufficialmente di «accertare che la persona Nicola Branà, componente Cda della Nuovi Orizzonti Cooperativa Sociale consorziata del Consorzio Meridia, aggiudicataria dell’appalto, non sia la medesima persona nominata quale componente del nucleo di valutazione della Città Metropolitana, stazione appaltante della procedura». Ebbene sì, lo è. Controllato e controllore.
Tutto nero su bianco nella determinazione dirigenziale con cui, il 23 novembre scorso, la stessa Città Metropolitana revoca l’aggiudicazione al primo concorrente e, per effetto dello scorrimento della graduatoria, affida il servizio alla cooperativa San Giovanni di Dio, sottoposta ora al vaglio dei requisiti come da prassi.
Conflitto di interessi a parte, resta il fatto che a pagare restano i ragazzi e le ragazze disabili. Ma non solo. «Al disagio degli studenti e delle loro famiglie si aggiunge quello degli operatori storici del servizio – spiega il segretario provinciale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili, Michele Caradonna -. Con l’esternalizzazione del servizio non è certo che possa essere tutelato il loro diritto al lavoro e soprattutto il criterio della continuità nella relazione utente/operatore».
Caradonna punta il dito contro la «programmazione regionale che non ha tenuto conto della data di avvio dell’anno scolastico, nota già dall’anno precedente». Ma non risparmia la Città Metropolitana: «I ragazzi disabili e le loro famiglie – sottolinea Caradonna - stanno perdendo il primo quadrimestre scolastico senza che il loro diritto allo studio, all’integrazione scolastica e alla salute sia tutelato, e sono pronti a ricorrere nelle opportune sedi legali. Noi siamo pronti per una class action».