Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Proposto un piano di salvataggio, ma senza concessioni edilizie. Lunedì udienza in Tribunale
La vicenda della «nuova» BARI Punta Perotti si incastra inevitabilmente con il presente e il futuro imprenditoriale della famiglia Matarrese. Perché alla base del progetto di rilancio c’è la Sud Fondi che è proprietaria delle aree che potrebbero valere tanto (in presenza di concessione edilizia ottenuta) o poco (senza autorizzazione).
Il punto è che la tenuta economica della società è legata all’autorizzazione al concordato preventivo. Sud Fondi, infatti, ha presentato domanda il 7 marzo 2018 con un passivo accertato al 2017 di 58 milioni che ha spinto la società ad attivare la procedura dell’articolo 186 bis della legge fallimentare chiedendo anche il riconoscimento del termine del 161 sesto comma (il cosiddetto concordato in bianco). La pratica è affidata al magistrato Rosanna Angarano e lunedì prossimo, 10 dicembre, è prevista un’udienza per avere chiarimenti su alcuni aspetti della proposta in attesa dell’imminente decisione finale.
Il piano prevede, nella voce attivi, le partite dei suoli di Punta Perotti e dell’area di Marisabella (collocata nelle vicinanze della Fiera del Levante). Ma non è tutto. La vicenda della Sud Fondi non è slegata da altri interessi. A causa del «crac» Punta Perotti (il complesso edilizio demolito nel 2006) e dell’indebitamento causato dal Bari calcio la società storica Salvatore Matarrese spa (braccio operativo del gruppo nelle opere edili pubbliche) ha dovuto richiedere l’attivazione della procedura di concordato preventivo per evitare il fallimento. Si tratta di un passaggio che nei fatti ha autorizzato la prosecuzione dell’attività imprenditoriale grazie alla «newco» Matarrese srl. La procedura datata 2014 (magistrato Sergio Cassano) prevedeva debiti per quasi 250 milioni e l’impegno a rimborsare circa il 35% dei 163 milioni di debiti chirografari. E qui c’è l’intreccio che potrebbe creare non pochi problemi a entrambe le realtà: nella proposta di concordato della Salvatore Matarrese spa la stessa società inserì nell’elenco delle attività proprio 51 milioni derivanti da crediti della Sud Fondi. L’omologa del concordato è arrivata nel 2016 e poteva su teorici beni e crediti complessivi (compresi i 51 milioni di Sud Fondi) pari a 149,7 milioni.
A quattro anni dall’omologa i risultati sembrano non andare nel verso giusto tanto che non sarebbero stati rispettati i tempi dei pagamenti: l’omologa fissava un anno dall’approvazione per onorare le scadenze dei creditori privilegiati e cinque anni per i chirografari. Per entrambe non risultano avanzamenti della spesa.