Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’EGO RISOLUTO DELL’ESULE DEM
La confusione politica in Puglia ha raggiunto livelli massimi. Confusi, di conseguenza, sono i tanti cittadini che seguono le vicende politiche non tanto per passione quanto perché sono consapevoli che una buona fetta del proprio futuro dipende dalle azioni, dagli umori e dalle bizze di chi li governa ed amministra.
La mobilità tra partiti e simboli è altissima. Se è difficile prevedere chi possa essere il vincitore nelle prossime competizioni elettorali, sembra invece molto chiaro chi è destinato a perdere. Più che di mobilità bisogna, perciò, parlare di fughe. Forza Italia è in liquidazione mentre il Pd è in amministrazione controllata. I 5 Stelle non sono più sulla cresta dell’onda e non sembrano in grado di produrre candidati in grado di conservare i voti della grande ondata delle politiche. Resta la Lega che, nata nella ricca Lombardia, sembra però esercitare la maggiore attrazione proprio nelle province più deboli, Foggia e Brindisi.
Ancora una volta al centro dello spettacolo è il governatore Emiliano, il quale ha annunciato l’abbandono del Pd. A ben guardare non è una grande novità visto che nella campagna elettorale del 2015 per le Regionali il simbolo del partito di cui era peraltro segretario era stato cancellato da tutti i suoi manifesti. Al posto del simbolo c’era un gigantesco ego. Un ego che ha costantemente segnato tutta la successiva azione politica: dal corteggiamento senza esito ai 5 Stelle alle piroette tra le correnti, all’ultimo congresso nazionale del Pd. Poi è venuto il massiccio reclutamento di gruppi e gruppetti, orfani della una volta potente e ricca destra berlusconiana, per i quali ci sono stati incarichi e appetitose promesse.
Oggi, Emiliano lascia il Pd. Anche la Corte Costituzionale gli ha ricordato che il rispetto della legge che vieta ad un magistrato di militare in un partito politico non è un optional ma un obbligo a cui anche l’ego più risoluto, per giunta in toga, deve sottostare. L’occasione era però troppo ghiotta per non approfittarne e per fondare un nuovo partito a propria immagine e somiglianza. La grande risorsa per questo progetto sono le liste civiche. Il cittadino e la democrazia sostanziale che evoca c’entrano, però, nella maggior parte dei casi ben poco. Molte delle liste cosiddette civiche sembrano piuttosto formazioni assistite. Solo in numero minore, si tratta di organizzazioni locali che, nella crisi dei partiti e della politica, cercano di costruire almeno nella propria città una concreta democrazia partecipativa.