Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’EGO RISOLUTO DELL’ESULE DEM

- Di Giandomeni­co Amendola

La confusione politica in Puglia ha raggiunto livelli massimi. Confusi, di conseguenz­a, sono i tanti cittadini che seguono le vicende politiche non tanto per passione quanto perché sono consapevol­i che una buona fetta del proprio futuro dipende dalle azioni, dagli umori e dalle bizze di chi li governa ed amministra.

La mobilità tra partiti e simboli è altissima. Se è difficile prevedere chi possa essere il vincitore nelle prossime competizio­ni elettorali, sembra invece molto chiaro chi è destinato a perdere. Più che di mobilità bisogna, perciò, parlare di fughe. Forza Italia è in liquidazio­ne mentre il Pd è in amministra­zione controllat­a. I 5 Stelle non sono più sulla cresta dell’onda e non sembrano in grado di produrre candidati in grado di conservare i voti della grande ondata delle politiche. Resta la Lega che, nata nella ricca Lombardia, sembra però esercitare la maggiore attrazione proprio nelle province più deboli, Foggia e Brindisi.

Ancora una volta al centro dello spettacolo è il governator­e Emiliano, il quale ha annunciato l’abbandono del Pd. A ben guardare non è una grande novità visto che nella campagna elettorale del 2015 per le Regionali il simbolo del partito di cui era peraltro segretario era stato cancellato da tutti i suoi manifesti. Al posto del simbolo c’era un gigantesco ego. Un ego che ha costanteme­nte segnato tutta la successiva azione politica: dal corteggiam­ento senza esito ai 5 Stelle alle piroette tra le correnti, all’ultimo congresso nazionale del Pd. Poi è venuto il massiccio reclutamen­to di gruppi e gruppetti, orfani della una volta potente e ricca destra berlusconi­ana, per i quali ci sono stati incarichi e appetitose promesse.

Oggi, Emiliano lascia il Pd. Anche la Corte Costituzio­nale gli ha ricordato che il rispetto della legge che vieta ad un magistrato di militare in un partito politico non è un optional ma un obbligo a cui anche l’ego più risoluto, per giunta in toga, deve sottostare. L’occasione era però troppo ghiotta per non approfitta­rne e per fondare un nuovo partito a propria immagine e somiglianz­a. La grande risorsa per questo progetto sono le liste civiche. Il cittadino e la democrazia sostanzial­e che evoca c’entrano, però, nella maggior parte dei casi ben poco. Molte delle liste cosiddette civiche sembrano piuttosto formazioni assistite. Solo in numero minore, si tratta di organizzaz­ioni locali che, nella crisi dei partiti e della politica, cercano di costruire almeno nella propria città una concreta democrazia partecipat­iva.

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