Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Polmonite killer presa in ospedale
Il bimbo aveva problemi motori. Il sospetto: l’infezione contratta durante il ricovero
Si fa sempre più ingombrante il sospetto che il bambino di 6 anni morto al Pediatrico di Bari per una polmonite abbia contratto l’infezione nelle stesse corsie dell’ospedaletto. In un primo momento il piccolo era stato ricoverato per problemi motori al reparto di Neurologia, dove doveva sottoporsi a una risonanza magnetica. La polmonite con versamento pleurico che l’ha portato alla morte potrebbe averlo colpito proprio nei giorni in cui era in Neurologia. Intanto all’ospedale di San Giovanni Rotondo un infermiere è stato arrestato per una presunta violenza sessuale ai danni di una paziente.
Potrebbe aver contratto l’infezione mentre era ricoverato in ospedale. Il bambino di sei anni morto due giorni fa nel reparto di terapia intensiva del «Giovanni XXIII» di Bari non avrebbe avuto problemi respiratori né febbre al momento del primo ricovero al pediatrico, il 13 ottobre scorso, ma solo difficoltà di deambulazione. La polmonite con versamento pleurico che l’ha portato alla morte, dunque, potrebbe averlo colpito proprio nei tre giorni in cui è stato nel reparto di neurologia dell’«ospedaletto» per sottoporsi ad una risonanza magnetica. E’ l’ipotesi sulla quale cercheranno di far luce la Procura e la commissione d’inchiesta interna nominata dal direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore. La verità potrebbe essere scritta già nelle cartelle cliniche fatte sequestrare dal pm, Baldo Pisani, che nei prossimi giorni disporrà l’autopsia sul corpicino.
Non si può però nemmeno escludere, in teoria, che l’infezione fosse già presente nell’organismo del piccolo prima del 13 ottobre e che si sia manifestata nei giorni del ricovero. Anche in tal caso, però, secondo l’esposto dei genitori del bimbo, difesi dall’avvocato Domenico Ciocia, potrebbero raffigurarsi responsabilità da parte dei medici. I primi sintomi di difficoltà respiratoria accompagnati da febbre non sarebbero stati ritenuti gravi, tanto da essere affrontati solo con una terapia a base di tachipirina e da non impedire le dimissioni del bambino. Ma il piccolo, secondo quanto raccontato dal legale della famiglia, una volta tornato a casa avrebbe continuato ad avvertire gli stessi sintomi. A quel punto i genitori si sono rivolti al pediatra di famiglia e, dopo la visita, hanno sottoposto il bambino ad una radiografia del torace in uno studio privato. L’esito dell’esame ha consigliato il ricovero immediato.
Il 20 ottobre il bimbo è così tornato al Giovanni XXIII dove, nel reparto di malattie infettive, gli è stata diagnosticata la polmonite con versamento pleurico. Nei giorni successivi si è provato a curare la malattia con diverse terapie antibiotiche, ma senza i risultati sperati. E’ stato così necessario il trasferimento in chirurgia per il drenaggio del liquido accumulatosi nella membrana che avvolge il polmone. L’operazione però non è mai stata eseguita, però, perché nelle fasi immediatamente precedenti il bimbo ha avuto tre arresti cardiaci. Da quel momento, senza di fatto mai riprendere più conoscenza, il piccolo è stato trasferito in terapia intensiva, dove è rimasto fino a quando il suo cuore ha smesso di battere.