Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nel «Ristorante» di Rai 2 la regina è Isabella Potì
Leccese di madre polacca, la bionda chef s’impone ai fornelli e in tv
Dagli Usa ancora arrivano gli strascichi dei festeggiamenti per la prima donna che ha conquistato le tre stelle della Michelin; quella Dominique Crenn che a San Francisco ha importato un gusto francese e che è brava oltre che bella, affascinata dalla poesia e sdoganata nell’empireo della notorietà oltre confine dalla trasmissione Chef’s Table. Ma si perdona la bellezza a una donna chef? E la mediaticità? In Italia l’arduo compito è affidato a una biondina algida e con gli occhi di ghiaccio, che sorride poco in pubblico, che notoriamente ha la faccia da cattiva, ma che in media trascorre dodici ore al giorno nella sua cucina, che nel dayoff va a trovare i parenti a Scorrano e che ama giocare con i suoi cani. I suoi genitori li vede poco da quando due anni fa si sono trasferiti in Polonia, ma «loro mi seguono sui social e sono molto orgogliosi di me. Sono introversa e testarda, non mi lascio andare facilmente. E poi sfatiamo un mito: io non sono cattiva, sono solo molto seria e forse la gente non è abituata a questo».
È Isabella Potì, 23 anni, madre polacca e padre leccese, incoronata da Forbes tra gli under 30 più influenti sul globo e oggi volto televisivo de Il
ristorante degli chef su Rai 2, la trasmissione che sta facendo oscillare l’onda dello share, passando da un 5,4% della prima puntata a un 2,8% di martedì scorso per un totale di poco più di 600 mila spettatori. «La prima puntata è stata durissima. Un kick-off con l’eliminazione di 70 candidati. Un tour de force che ha fatto emergere, grazie al montaggio, un lato molto spigoloso, ma già dal secondo e terzo appuntamento ci siamo rilassati. Con Berton e Léveillé siamo molto liberi di essere noi stessi, non interpretiamo una parte e pian piano verrà fuori il lato umano. Ma io in ogni caso non mi lascio affascinare dalla televisione, la faccio con molta leggerezza senza montarmi la testa, perché la mia vita è il mio lavoro».
È ormai l’una di notte passata e il ristorante Bros, a pochi passi dall’anfiteatro roma- no e sotto l’ombra lunga di sant’Oronzo, si è svuotato. Isabella si è rilassata dopo un servizio impegnativo e con Floriano, compagno di vita e di sogni, si racconta con un’espressione serena. Si sono innamorati a Ibiza, cinque anni fa, durante una delle tante stagioni fatte per mettere i soldi da parte per poi volare oltre confine per gli stage nelle grandi cucine. «Andavo a scuola con il fratello di Floriano. Quell’anno avevo in programma di andare a Londra – racconta Isa - ma lui mi chiese di lavorare con loro a una piccola consulenza a Otranto. Mi ha corteggiata. Ha fatto il cascamorto», sorride lei. «Sì, ma se non fosse stata una seria non l’avrei scelta», rimbrotta lui, capello all’indietro, tatuaggi che raccontano la sua vita e i suoi viaggi, e sguardo finalmente disteso dopo l’arrivo della meritata stella Michelin.
Parlare con l’uno o con l’altra prevede che si parli di entrambi. I Ferragnez della ristorazione italiana, i fautori di un meta progetto nella cucina e nella tradizione che li ha obbligati per natura e per genetica a scegliere di fare grandi cose proprio a casa loro. Idee chiare a lunga scadenza. «Il prossimo anno ci aspettano tantissimi nuovi progetti – racconta Isa – mediatici e soprattutto professionali». C’è il «Pellegrino», il sogno di trasformare la casa di Scorrano in un grande ristorante, nel frattempo altre idee in fase di elaborazione per ora ancora sotto riserbo, e poi il matrimonio nel 2020.
«Nella notte delle stelle sposerò la mia stella», sorride Floriano. «Ci sposeremo in chiesa – racconta Isabella – lo faccio per lui. Con abito bianco, ma forse avorio e chiederò a Helena, una nota designer spagnola, di disegnare il mio vestito. Lei mi piace, la seguo sin da quando l’abbiamo conosciuta da Martin Berasategui e ci colpì perché dava da mangiare Joselito al suo gattino». Il giudizio delle persone non la appassiona, è introversa ma molto sicura di sé. Il successo esponenziale non le ha dato alla testa «perché la mia vita, nonostante tutto, resta nella mia cucina».
Non sono cattiva, solo molto seria E la mia vita è in cucina, non sullo schermo