Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Nel Cara costi regolari» Ma là dentro si dorme così
Il nuovo contratto per la gestione del Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari-Palese è «in linea con quello precedentemente sostenuto». Ad affermarlo è il ministero dell’Interno a guida di Matteo Salvini dopo le polemiche sollevatesi sul mega appalto da 18,5 milioni che comporterà una penalizzazione dei livelli occupazionali e che non è stato sottoscritto dalla Cisl. Proprio questa sigla sindacale ricorrerà sull’assegnazione dell’appalto stesso, mettendo peraltro in luce le cattive condizioni igieniche in cui versano i 744 ospiti del Centro. Come testimonia questa foto di un migrante che dorme con due animali macellati sulla propria testa.
I numeri che salgono e scendono a seconda della finalità da giustificare. E un servizio che nei fatti penalizzerà i livelli occupazionali pur costando alla collettività diversi milioni di euro. Ma il ministero degli Interni ritiene che il nuovo contratto per la gestione del Cara di Bari-Palese è «in linea con quello precedentemente sostenuto». Fonti del Viminale, infatti, spiegano: «Il centro di accoglienza ha una capacità ricettiva ordinaria di circa 750 persone. I contratti stipulati si sono riferiti pertanto sempre a questa capienza. L’appalto appena aggiudicato prevede, con riferimento alla detta capienza, una spesa totale su base triennale di circa 18,5 milioni con un conseguente costo per persona al giorno di circa 22,94 euro». Se il ministro Matteo Salvini aveva parlato di «pacchia finita», non si comprende perché il Viminale parli di costi in linea con il passato. Forse il risparmio è solamente nella riduzione del numero dei migranti. «Negli anni scorsi — proseguono dal Ministero — a causa dell’eccezionale afflusso di migranti il centro ha dovuto ospitare un maggior numero di persone. Circostanza che ha comportato per i gestori la necessaria assunzione di più personale con una spesa aggiuntiva da parte dello Stato. Negli ultimi mesi, l’esiguo numero di sbarchi ha comportato lo svuotamento del centro e di conseguenza la riduzione da parte del gestore dell’impiego di personale, con il ricorso a forme di protezione sociale come la cassa integrazione (nel caso specifico si tratta di assegno di solidarietà, ndr) ». «Da quello che ci risulta — spiega Giuseppe Boccuzzi, segretario generale della Cisl Bari — le ditte dell’appalto avevano già assorbito il calo del numero dei migranti. Nel 2017 il personale per le pulizie era di 45 unità sceso a 33 per gli attuali 750 ospiti. Numero che l’azienda subentrante, senza fornirci alcun piano operativo, ha detto di volerlo ridurre a 15 unità». Da domani il personale transiterà nel nuovo gestore e ha dovuto accettare i tagli all’orario di lavoro (per le pulizie da 30 a 20 ore settimanali). Hanno firmato le intese solamente la Cgil e la Uil. La Cisl ha deciso di contestarle per «difendere i diritti dei lavoratori e le condizioni di sicurezza del personale impegnato nel Cara». «Vedremo come andranno le prime giornate di attività — conclude Boccuzzi — e riteniamo che, come previsto da una sentenza della Corte di Cassazione, l’orario di lavoro non possa essere alterato». «Questo è un accordo — ribatte Gigia Bucci, segretario generale della Cgil Bari — che abbiamo firmato per senso di responsabilità nei confronti di tutti quei lavoratori che hanno gestito con diligenza e abnegazione l’emergenza immigrazione».
«L’appalto — terminano le fonti del Viminale — ha previsto uno spacchettamento dei servizi in linea con le previsioni normative e le linee guida per la prevenzione della corruzione. Tutto ciò non ha però influito sul costo finale, come pretestuosamente sostenuto da taluni». Il «risparmio» resta in quota lavoratori.