Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tattica, gruppo e praticità I tre segreti di Cornacchini
Dietro la marcia trionfale del Bari ci sono i giocatori ma soprattutto l’impronta del tecnico Cornacchini
Dietro la caterva di vittorie del Bari, alle spalle di ogni punto raggiunto, a prescindere dalle reti di Simeri e Di Cesare, c’è un nome e un cognome: Giovanni Cornacchini. Sì, proprio lui, l’allenatore discreto e l’antipersonaggio, quello dei pochi ghirigori ma dalla benedetta concretezza. Un po’ come faceva da giocatore, quando non badava ai fronzoli, ma pensava a buttar la palla in porta. Le «giocate» le lasciava agli altri.
Il Bari di oggi è un po’ come il suo allenatore. Pur avendo a disposizione qualità a bizzeffe in ogni parte del campo, ha messo l’elmetto e pensa solo a far punti. Tanti, ben 42, frutto di 13 vittorie e di soli tre pareggi. Qual è però il segreto di tale andamento? Come ha fatto Cornacchini a mantenere le premesse e a soddisfare la piazza? Al momento sembrano essere tre le mosse perfette del tecnico biancorosso: praticità, capacità di conferire solidità e soprattutto lavoro perfetto di coinvolgimento di tutto il gruppo.
Sotto il primo aspetto, molti si aspettavano calcio champagne e ravvisavano al contempo il rischio di spiccato narcisismo dei «galletti». Con Brienza, Floriano, Neglia, Bollino, Simeri, Bolzoni e tutti gli altri, il pericolo era che si pensasse di aver già vinto le partite con i nomi. Invece no. Il Bari è stato anche bravo a stravincere alcuni match, ma altre volte ha vinto di misura. Un atteggiamento da grande squadra, soprattutto per la capacità di affrontare le difficoltà inattese e di portare a casa comunque il massimo del bottino. Nessuno dice infatti che questa squadra è perfetta, ma va senz’altro dato atto al Bari di ottenere risultati perfetti. Anche grazie a una difesa tostissima. Domenica la retroguardia barese ha subìto il suo quinto gol stagionale, ma solo su calcio di punizione e su una valutazione errata di Marfella. Per il resto Di Cesare, Mattera e Cacioli sono una diga raramente superabile, per di più con il vizio del gol. La perla di Di Cesare contro il Rotonda è stata tanto bella (sinistro sotto l’incrocio di rara precisione) quanto inedita (finora l’avevamo visto andare a segno solo sui calci piazzati e per lo più di testa).
Praticità e solidità, quindi. Più un gruppo che va oltre l’individualità. Di certo, infatti, non si può accusare Cornacchini di non aver coinvolto i giocatori. Tranne rarissime eccezioni, ognuno ha avuto la sua chance e nessuno è finito nel dimenticatoio. La bravura di tutti deve essere quella di dare il massimo a prescindere dal minutaggio. E se qualcuno ogni tanto si rammarica di aver giocato meno del dovuto (vedi Pozzebon), sembra più che altro un’eccezione. Oltre a questi tre ingredienti, sarà il quarto, d’ora in poi, a fare la differenza: oggi il Bari ha 11 punti in più della Turris. Come mantenere intatta la concentrazione? Come evitare di scendere in campo con la testa altrove? Qui dovrà essere ancor più bravo Cornacchini, a far stare tutti in riga, pensando solo al valore di una partita, e non al senso complessivo di un percorso eloquente e lineare. Se eviterà cali di tensione ed eccessi di grandeur, continuando a collezionare vittorie su vittorie, avrà compiuto il suo piccolo capolavoro.
Chi è Originario di Fano, 53 anni, guida la squadra biancorossa dall’inizio di questa stagione
La retroguardia Difesa insuperabile, il centrale Di Cesare è tra i goleador della prima della classe