Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE IL PRESENTE NON È DI ATTUALITÀ
Gli studiosi della Crusca, considerati gli inflessibili custodi della lingua italiana, stanno alzando le braccia. Hanno sdoganato qualcosa come «scendi la nonna» ben noto e praticato dai baresi, dopo aver già accettato, forse perché proveniente dalla Toscana, il transitivo di brontolare: «Mia moglie mi ha brontolato». C’è ancora una sorta di linea del Piave o di ultima resistenza sull’uso del congiuntivo che è quasi scomparso non solo dal linguaggio quotidiano ma anche da quello dell’informazione scritta. Il congiuntivo ormai cerca protezione come bene archeologico presso le Sovrintendenze alle antichità. Ad usarlo sembra rimasto solo Fantozzi e forse per questo il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ne ha fatto uso con un altisonante «vadi, vadi». C’è stato anche chi ha fondato la Lega per difesa del congiuntivo proponendo come inno la canzone
E se domani di Mina che, come i meno giovani ricorderanno, è tutta coniugata al congiuntivo.
Il problema vero è però nei verbi al futuro sempre meno utilizzati; sono, infatti, pochi quanti hanno voglia o capacità di pensare al proprio futuro. Questo appare sempre più minaccioso ed incerto soprattutto per il ragazzo che, magari già all’università, sta rinunziando a chiedersi «cosa farà da grande». Sembra, infatti, che non vi sia più alcuna relazione tra le competenze acquisite ed il destino professionale. Lavoro ce n’è sempre meno soprattutto al Mezzogiorno dove il grosso di quanti emigrano non è più costituito dai braccianti degli anni ‘50 ma da ricercatori e tecnici diretti soprattutto all’estero. Il futuro è nel loro generalizzato «partirò».
Quanti cercano di guardare al futuro sono alle prese con un presente in progressivo peggioramento, scoraggiati dall’uso che di questo è fatto da chi comanda. «Il 2019 sarà un anno splendido», annuncia – forse cercando di non scoppiare a ridere – il premier Giuseppe Conte; a lui replicano Banca d’Italia e Confindustria con contro-argomentazioni sulla recessione tecnica della nostra economia. «Il domani è un altro giorno» della Rossella di Via
col Vento è il mantra quotidiano. Al futuro sono sempre le promesse della politica che da Roma alla Puglia scandiscono l’informazione: domani, se mi seguirete, il sole splenderà sull’Italia e sulla Puglia. Interessante notare come questo futuro sia sempre accompagnato dal passato: a Roma come a Bari i guai sono stati fatti ieri. Le responsabilità sono nel passato, ovvero degli altri; la ripresa è nel futuro, ovvero con noi. A guardar bene, il tempo che manca nel linguaggio del governo della cosa pubblica è proprio quello del presente. Su come vadano le cose oggi, infatti, in genere si tace.