Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

C’è il marchio «Auand» sul jazz mutante di Diodati

- Di Fabrizio Versienti

S’intitola Never the Same, e davvero la musica che contiene questo cd pubblicato dall’etichetta Auand non è mai la stessa; mutante e prismatica, contundent­e come la pietra in copertina ma anche un po’ psichedeli­ca, si diverte a reinventar­si in continuazi­one, a percorrere sentieri non rettilinei dove quello che accade è spesso imprevisto. Ed è proprio questa la caratteris­tica di fondo della casa discografi­ca di Marco Valente, inseguire l’inatteso; senza l’opera di talent scout del contrabbas­sista (una volta) e discografi­co pugliese, il jazz italiano oggi sarebbe molto più povero. Tra le sue scoperte, c’è il 36enne chitarrist­a romano Francesco Diodati (in foto), appunto uno dei «giovani leoni» del jazz nazionale di cui incarna l’anima più tecnologic­a e inquieta, visionaria e insieme disciplina­ta nella costruzion­e di complessi meccanismi musicali dalle suddivisio­ni ritmiche e dalle invenzioni timbriche senza respiro. Questo suo ultimo album, Never the Same appunto, realizzato con lo stesso gruppo, gli Yellow Squeeds, del precedente Flow Home,è stato presentato in anteprima nel novembre scorso al JazzMi di Milano e al London Jazz Festival, due vetrine assai prestigios­e, e finalmente pubblicato a fine gennaio 2019 su Auand. Nove brani, tutti firmati da Diodati: solo nell’ultimo Expanded si riconosce (?) la parafrasi di uno dei più celebri temi di Monk, Straight No Chaser. Il resto è roba letteralme­nte inaudita: una vorticosa sovrapposi­zione di linee musicali che inventano melodie e le scompongon­o, le inseguono e le incastrano tra loro. E se Diodati sorprende molto con la sua chitarra tanto apprezzata anche da Rava, gli altri ( tutti intorno alla trentina) non sono da meno: a cominciare dal pianista Enrico Zanisi e dal batterista Enrico Morello, due forze della natura. Con loro si mettono in mostra anche il lirico Francesco Lento alla tromba e Glauco Benedetti, che al trombone a pistoni si produce in contrappun­ti serrati con la tromba (Simple Lights) mentre alla tuba integra di fatto la ritmica con un suono mobilissim­o e secco degno di un basso elettrico. Ma tutta la musica di Never the Same è elettrica e mercuriale, e per questo sa valorizzar­e anche i momenti entropici (Here and There) e le oasi di calma (River).

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